Un padiglione dedicato all’Italia a Venezia, ma preceduto da installazioni realizzate in nove città di tutta la penisola. È la strada seguita dai curatori del Padiglione Italia alla 18 esima Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia.
Il tema, presentato nel pomeriggio a Roma alla presenza del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, sarà lo spazio, declinato nei suoi aspetti fisici e simbolici, da qui il titolo del padiglione, “SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri”.

Il ministro Gennaro Sangiuliano
Il ministro Gennaro Sangiuliano

La Biennale aprirà il prossimo 20 maggio ma, per quanto riguarda l’Italia, ha già iniziato a muovere i primi passi: in nove città italiane infatti sono già state realizzate delle installazioni unite oltre che dal tema, anche dalla decisione di affidare sia la cura del percorso artistico, sia le installazioni diffuse, a giovani architetti e artisti. Gli stessi curatori hanno una età media di 33 anni, come ha sottolineato il ministro Sangiuliano: “Altri giovani nella storia dell'arte erano stati visionari e avevano saputo vedere il futuro, e sono sicuro che riuscirete a farlo anche voi. Quindi io devo plaudire perché questa è la scommessa sulla quale dobbiamo anche guardare noi che governiamo il paese: guardare al giovane e dare ai giovani la possibilità di potersi esprimere. Non dobbiamo fermarci."

Una delle installazioni è stata realizzata anche in Friuli Venezia Giulia, a Trieste, città scelta proprio per la sua natura multiculturale e la capacità di aver saputo far convivere diverse comunità. Anche il nome dell’installazione “Sot Glas”, è il risultato di due lingue presenti nella regione: il friulano, sot “sotto”, e glas, in sloveno “voce”.
L’installazione riattiva i cinquecento metri di tunnel della Kleine Berlin, i sotterranei del rifugio antiaereo costruito durante la Seconda Guerra Mondiale: “Un luogo iconico- hanno detto i curatori - difensivo, oscuro come l’inconscio della storia collettiva delle comunità che hanno vissuto in questa regione di confine”.
“Un confine doloroso, tanto divisivo quanto punto di contatto, confronto e contaminazione con altre culture - hanno aggiunto -, che indaga il senso di appartenenza, ridefinendo la forma del limite e di conseguenza l’inizio e la fine di un Paese e della sua comunità.
L'attivazione è stata realizzata dalla designer e ricercatrice Giuditta Vendrame e dalla regista Ana Shametaj, e seguita dal Trieste Film Festival.

Alessandro Martegani