Foto: Reuters
Foto: Reuters

Secondo l’indagine, il 54% degli intervistati non è preparato sul tema dell’Intelligenza artificiale e non è fiducioso sulle conseguenze che avrà nel futuro. In particolare, è alta la percezione che questa tecnologia porterà ad un calo complessivo dei posti di lavoro, questione sostenuta dal 51% degli italiani, mentre secondo il 10% l’occupazione andrà incontro ad un aumento e il 26% crede che le mansioni dei lavoratori sono l’unica cosa che subirà una variazione. Riguardo ai lavori percepiti come “maggiormente sostituibili” da un’IA sono quelli svolti da impiegati, operai e commessi, ovvero mansioni che non richiedono un titolo di studio elevato, mentre al contrario quelli che vengono percepiti come “meno sostituibili” sono l’artista, l’imprenditore e il medico. I lavoratori quindi si sentono minacciati? Solo una minoranza del 21%, mentre il 50% non si sente né aiutata né tantomeno minacciata dall’IA. La maggioranza degli occupati ha dichiarato inoltre che non sarebbe disposta a ricevere “istruzioni” da questa innovativa tecnologia, ma comunque una minoranza del 37% si è detta favorevole a farsi seguire lavorativamente dall’Intelligenza artificiale, sebbene il controllo e la valutazione automatica siano percepiti più come un vantaggio che come uno svantaggio, soprattutto tra i giovani e i laureati. Il sondaggio ha rivelato dunque che all’aumentare dell’età cresce anche la richiesta di regolamentare lo sviluppo dell’IA, infatti in base ai risultati, nella fascia d’età dai 18 ai 34 anni, il 48% crede che la politica e le leggi dello Stato dovrebbero intervenire per regolare questo sviluppo, contro alla percentuale nettamente più alta della fascia d’età dai 55 anni in su, che arriva al 64%.

B.Ž.