Giorgia Meloni (Foto: Reuters)
Giorgia Meloni (Foto: Reuters)

La grana del Mes, o Meccanismo europeo di stabilità, il fondo salvastati che l’Italia, unico paese dell’area euro, si rifiuta di firmare, continua a rimanere il vero problema della maggioranza e del governo di centro destra in Italia.
Prima per la contrarietà del Movimento 5 Stelle, poi per quella di Fratelli d’Italia e Lega, la firma non è mai arrivata, nonostante i lunghi mesi di pressing da parte di partner e istituzioni europee. Il governo Meloni ha sistematicamente rinviato al firma del trattato, e quindi anche l’attivazione del Mes, temendo una riduzione della propria sovranità e autonomia finanziaria, e a complicare tutto era giunto anche il parere del Ministero dell’economia italiano, che aveva confermato che la firma non comporterebbe alcuna limitazione o danno finanziario per il paese, ma consentirebbe allo strumento di funzionare e di proteggere il sistema europeo, Italia compresa, da eventuali dissesti bancari.

Tanto è bastato per innescare nuove fibrillazioni nel centro destra, che ha abbandonato i lavori della commissione esteri della Camera, dove erano in discussione i progetti di legge di ratifica del trattato, mentre il Consiglio di Ministri ha annullato la riunione in programma ieri pomeriggio per non meglio identificati motivi personali di Giorgia Meloni.
Alla base dell’imbarazzo ci sono le divisioni interne al centro destra sul Mes: parte di Forza Italia ha accolto con entusiasmo il parere del ministero, che per Lega e Fratelli d’Italia rappresenta invece una picconata alle motivazioni della contrarietà a questo strumento, diventata una bandiera dei due partiti negli ultimi anni.
Alla fine tutto il centro destra ha abbandonato la commissione, lasciando a Pd e Terzo Polo la possibilità di votare il progetto di legge di ratifica, ma nellla maggioranza il clima non è buono e si temono soprese quando, il 30 giugno, la ratifica dovrebbe approdare in aula alla Camera. Anche per questo è probabile che la maggioranza chieda il rinvio in Conferenza dei capigruppo, puntando a superare l’estate.
La stessa Giorgia Meloni, che fra l’altro a fine mese sarà impegnata con il Consiglio Europeo, sarebbe irritata dagli sviluppi sul meccanismo Europeo, che di fatto riducono le possibilità di Roma di rinviare la firma, e si pensa a soluzioni alternative, come una norma che imponga maggioranze fortemente qualificate per decidere il ricorso al Mes, consentendo l’attivazione del fondo per l’area euro, ma rendendolo praticamente inutilizzabile in Italia. Una simile soluzione però non servirebbe a dare fiducia ai mercati sulla solidità dei titoli di stato dell’Italia, che resterebbe senza un rete di protezione e quindi esposta alle speculazioni dei mercati, che fra l’altro hanno già reagito negativamente allo stallo in atto nel Paese.
Dalla Lega fra l’altro è arrivato un “no” secco senza possibilità di trattativa: “Continuo a ritenere – ha detto Matteo Salvini - che il Mes non sia uno strumento utile al Paese". Le opposizioni intanto continuano ad attaccare: la segretaria del Pd Elly Schlein ha definito la maggioranza “indecente”, e l’esecutivo “un governo fantasma che mina la credibilità internazionale dell’Italia”.

Alessandro Martegani