Foto: Pixabay
Foto: Pixabay

L’Azienda Sanitaria di Trieste dovrà verificare patologie e la capacità di prendere decisioni di una donna che ha chiesto di poter accedere al suicidio assistito.
Lo ha comunicato in una nota l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina, riportando una decisione del Tribunale di Trieste riguardo la richiesta di una paziente di 55 anni, seguita dall'Associazione Luca Coscioni, di sottoporsi al suicidio medicalmente assistito: i ricorrenti chiedevano di dare via alla procedura e di prescrivere e fornire il farmaco necessario al suicidio assistito.
Il Tribunale però non si è pronunciato a riguardo, dando invece all’Azienda sanitaria trenta giorni di tempo per valutare se sussistono le condizioni per procedere.
Il Tribunale ha stabilito che l'Azienda accerti se la paziente "sia affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psichiche ritenute dalla stessa intollerabili", se "sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli", e se "sia mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale". Si tratta di tre condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale, necessarie per dare via libera alla procedura.
La donna, affetta da sclerosi multipla, aveva presentato ricorso d'urgenza nei confronti di Asugi a maggio, dopo aver chiesto l'anno scorso di avviare l'iter, senza però ottenere una risposta definitiva dalle autorità sanitarie.
Ora Asugi ha un mese per accertare la situazione, tramite un comitato etico, e rispondere. Per ogni giorno di ritardo rispetto ai trenta stabiliti, Asugi dovrà pagare 500 euro di multa. Rimane da vedere poi se, una volta accertata la sussistenza delle condizioni richieste, basterà la sentenza del tribunale per procedere o ci vorranno altri passaggi burocratici.

Alessandro Martegani