Foto: Reuters
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L’incidente nucleare di Fukushima è stato la conseguenza del devastante terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011, che provocò oltre 20mila vittime lungo le coste nordorientali del Giappone. Il piano presentato da Tokyo riguardo lo sversamento in mare delle acque della centrale, è stato convalidato all’inizio di luglio di quest’anno, quando venne garantita la sicurezza per l’ambiente e la salute umana. Questione per niente in accordo con il pensiero della Cina, in particolare con il portavoce del ministro degli Esteri, Wang Wenbin, il quale ha spiegato che “se quest’acqua radioattiva è sicura, non c’è bisogno di scaricarla in mare” e allo stesso tempo “se non è sicura, non si deve scaricarla”. Pechino ha chiarito svariate volte che il governo giapponese sta commettendo un “atto sbagliato, irrazionale e non necessario” ma ciò non fermerà le operazioni. Quando la Cina è venuta a conoscenza del piano proposto da Tokyo, ha tempestivamente convocato l’ambasciatore nipponico, e a seguito dell’incontro tra quest’ultimo e il viceministro degli Esteri cinese, è stato sottolineato che in questo modo “il rischio di inquinamento nucleare verrà trasferito in modo palese ai Paesi vicini, mettendo l’interesse personale al di sopra del benessere a lungo termine delle persone nel mondo”. Il governo della Corea del Sud invece ha deciso di “rispettare le conclusioni raggiunte dall’agenzia atomica dell’Onu, che ha stimato un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull’ambiente” e che quindi a sua volta appoggerà Tokyo. Il piano giapponese era stato annunciato per la prima volta nell’aprile 2021 e successivamente confermato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, e dopo qualche anno è arrivato al punto di svolta: nonostante la forte disapprovazione e le minacce della Cina, le operazioni per il rilascio dell’acqua di Fukushima avranno inizio domani.

B.Ž.