Massimiliano Fedriga (foto: ARC)
Massimiliano Fedriga (foto: ARC)

“É ovvio, a me piacerebbe non limitare Schengen, però quando vedo altri paesi che lo fanno, penso che non debba funzionare soltanto in un senso”. I flussi migratori lungo la rotta Balcanica, che nelle scorse settimane hanno spinto i sindaci del Friuli Venezia Giulia e anche alla Giunta regionale a lanciare l'allarme, sono stati un tema anche nel corso del Forum Risorsa Mare, evento organizzato dal Forum Ambrosetti alla Stazione marittima di Trieste, e dedicato alla gestione del Mediterraneo in tutti i suoi aspetti.
A margine dei lavori il Presidente della conferenza delle regioni, e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga ha commentato i recenti sviluppi e anche le parole del suo assessore, Pierpaolo Roberti, che aveva sottolineato la necessità di valutare una sospensione di Schengen e ripristinare i controlli ai confini con la Slovenia.
A nessuno piace limitare Schengen - ha detto Fedriga - però quando vedo altri paesi che lo fanno, penso che non debba funzionare soltanto in un senso, cioè quando i migranti devono allontanarsi dall'Italia, mentre quando devono arrivare si scende in piazza e bisogna difenderlo come grande principio. Io sono favorevole, e spero che tutti tutti approvino il mantenimento di Schengen, ma è chiaro che questo deve accadere all'interno di un quadro europeo, dove c'è una responsabilità condivisa della gestione dei migranti”.
“Non c'è dubbio – ha aggiunto commentando le parole del ministro e segretario della Lega Matteo Salvini che aveva parlato di un atto di guerra - che la pressione migratoria verso l'Europa, magari esercitata da paesi molto interventisti in alcune aree geografiche del mondo, è perlomeno una pressione politica, se non vogliamo chiamarlo atto di guerra, molto importante, e l'interventismo in Africa mi sembra evidente d parte di più paesi”.
Fedriga è intervenuto a margine dei lavori del Forum Risorsa Mare, due giornate di confronto che hanno riunito alla Stazione Marittima del capoluogo giuliano esperti ed economisti legati al mar Mediterraneo con esponenti del governo e delle amministrazioni pubbliche, per un confronto sul futuro del mare e dell'utilizzo delle risorse che il mare rappresenta.
Sul palco dell'evento, alla prima edizione, ma che dovrebbe diventare annuale e itinerante, si sono alternati ministri, politici ed esperti per fare il punto sull'uso di un elemento, il mare Mediterraneo, che viene gestito per un quarto dall'Italia, il paese che ha il maggior numeri di chilometri di coste nel Mediterraneo e nel quale l’economia del mare produce ogni anno 24,5 miliardi di euro di valore aggiunto e oltre 540mila posti di lavoro, contribuendo con circa 65 miliardi al PIL italiano
Dalla portualità al turismo, dalla pesca alla nautica, tutti gli aspetti sono stati analizzati, compresa la gestione delle isole, in particolare quelle minori troppo spesso dimenticate, ha sottolineato Francesco del Deo, presidente dell'associazione che rappresenta i comuni delle isole minori, nella legislazione che riguarda la gestione del mare e dei comuni che non stanno sulla penisola.
Nella giornata di oggi sono stati affrontati anche il tema della portualità, con la ricorrente indicazione di fare sistema per sfruttare la meglio le potenzialità del paese, e dei risvolti internazionali nella gestione della risorsa mare.
In occasione del forum è stato anche presentato un Piano del Mare, con soluzioni di sviluppo in otto macro aree, logistica e portualità, industria marittima, energia del mare, filiera ittica, tutela ambientale, subacquea, turismo costiero e cooperazione internazionale. Il fine è orientare gli investimenti pubblici e privati legati al mare promuovendo una maggiore coesione tra gli operatori del settore.
Alessandro Martegani