Foto: Reuters
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Nel centro e nel sud di Israele hanno risuonato le sirene d'allarme. "Cittadini di Israele siamo in guerra e non è solo un'operazione, è proprio una guerra". Così il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, a seguito dell'inizio dell'operazione Alluvione al-Aqsa in cui Hamas afferma di aver lanciato "5.000 razzi" contro Israele. Netanyahu ha quindi dato l'ordine di richiamare migliaia di riservisti per "rispondere alla guerra con irruenza e un'ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora". Il primo ministro di Israele è convinto che "il nemico pagherà un prezzo che non ha mai dovuto pagare. Vinceremo", ha detto.
Le forze armate intanto hanno confermato il lancio di almeno 2.200 razzi da Gaza. In diverse località di Israele, secondo la TV pubblica, sono in corso combattimenti, segalate anche vittime, il numero esatto non è ancora stato precisato, le operazioni militari sono comunque ancora in corso e la situazione si sta evolvendo di ora in ora. Alcuni media parlano anche di civili presi in ostaggio da Hamas, si tratta però ancora di notizie ufficiose. Un portavoce militare ha fatto sapere che "decine di aerei israeliani stanno attaccando a Gaza un numero di obiettivi di Hamas nella Striscia".
Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha detto che l'esercito "sta combattendo contro il nemico in ogni luogo". Il ministro ha poi invitato "tutti i cittadini israeliani a seguire le istruzioni di sicurezza. Lo Stato di Israele”, ha concluso, “vincerà questa guerra".
Il capo della polizia israeliana ha fatto sapere che nel sud del Paese sono in corso 21 episodi di scontri e che unità scelte della polizia sono state mobilitate e inviate nella zona. Eretti inoltre posti di blocco sulle arterie fra il sud ed il centro di Israele. Lungo la linea di demarcazione con la Cisgiordania e nelle città di Israele a popolazione mista di ebrei e arabi sono state approntante misure di sicurezza.
Con l'operazione Alluvione al-Aqsa Hamas ha quindi "deciso di mettere fine ai crimini di Israele". Lo si legge in un comunicato in cui il gruppo armato ha precisato che l'operazione rappresenta una reazione "alla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme". Si tratta anche di una reazione al costante rifiuto di Israele di "liberare i nostri prigionieri", ha detto Mohammed Deif, capo dell'ala militare di Hammas, precisando che i miliziani hanno avuto ordine di "non uccidere donne e bambini". Ha anche fatto appello a tutti i palestinesi di unirsi alla lotta armata. Secondo Deif, "il nemico è più debole di quando si pensi".