Foto: BoBo/Tomaž Primožič
Foto: BoBo/Tomaž Primožič

Dopo 48 ore di controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia le forze di polizia hanno identificato 3142 persone e controllato 1555 veicoli. 66 gli stranieri rintracciati: l'approfondimento delle relative posizioni ha già consentito il respingimento di 28 di loro. Questi i primi dati forniti dal ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi, in seguito al provvedimento di sospensione del Trattato di Schengen.

Piantedosi ha spiegato che "le analisi dell'intelligence e della polizia di prevenzione hanno segnalato una 'sensibilità' legata ai passaggi sulla rotta balcanica, lungo la quale alcuni Paesi offrono ospitalità e supporto a jihadisti. Riattivare i controlli al confine sloveno è diventata una necessità per garantire la sicurezza nazionale, una decisione presa con ponderazione e con i necessari raccordi con i partner europei interessati".

Sulla durata delle disposizioni il ministro ha precisato che permarranno finché saranno opportune, seguendo l'evoluzione di quanto accade a livello internazionale aggiungendo che, comunque, "la volontà del Governo, di cui si discuterà al vertice a Trieste il 2 novembre con Slovenia e Croazia, è minimizzare l'impatto della misura sui frontalieri" e in generale su tutti i cittadini dei Paesi coinvolti.

L'idea è quella di collaborare il più possibile con Slovenia e Croazia, con procedure di verifica mirate e non effettuate casualmente.

Attualmente in questi accertamenti sono impegnati 355 tra agenti della Polizia di Stato, dell'arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, unitamente al contingente di militari già impiegati normalmente in queste operazioni. Il servizio di vigilanza è stato predisposto su tutti i 57 valichi autorizzati del Friuli-Venezia Giulia, con 13 presidi fissi. Per gli altri 44 tratti confinari è previsto l'uso di servizi dinamici.

Davide Fifaco