Foto: EPA
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La Corte costituzionale albanese ha avviato l'esame del protocollo d'intesa siglato con l'Italia che prevede l'apertura sul suolo albanese di centri di accoglienza per i migranti soccorsi in mare nelle acque italiane. L'accordo prevede l'istituzione di due centri di accoglienza, uno nel porto di Shengjin, dove avverrà la registrazione dei richiedenti asilo, e di una seconda struttura nello stesso territorio, dove verranno ospitati i migranti in attesa di esame delle richieste di asilo.

I due centri saranno gestiti dall'Italia e potranno accogliere fino tremila persone al mese.
Il patto, firmato dal primo ministro albanese Edi Rama e dalla premier italiana Giorgia Meloni nel 2023, è stato condannato dai partiti di opposizione di entrambi i Paesi e da gruppi di difesa dei diritti.

La procedura di ratifica dell'accordo nel Parlamento albanese, dove Edi Rama ha una solida maggioranza, è stata sospesa dalla Corte costituzionale albanese, che ha accettato di esaminare i due ricorsi presentati dall'opposizione.

L'accordo, che dovrebbe essere preventivamente autorizzato dal Presidente della Repubblica, va anche contro gli standard internazionali in materia di diritti dei migranti, ha spiegato una coalizione di partiti di opposizione in Albania.

L'opposizione di destra del Parlamento di Tirana ha anche denunciato il primo ministro Edi Rama per la presunta mancanza di trasparenza e consultazione sull'accordo, definendolo un "atto irresponsabile e pericoloso per la sicurezza nazionale".

In merito allo stop a dicembre il governo italiano aveva fatto sapere di non temere eventuali ritardi sul progetto, per la cui ratifica il Parlamento di Tirana è costretto ad attendere il pronunciamento della Corte. I giudici hanno tempo fino al 6 marzo per pronunciarsi, ma dato l'interesse di questo caso sia per l'Albania che per l'Italia la decisione potrebbe arrivare ben prima della scadenza.

Secondo le autorità albanesi, l'Italia coprirebbe interamente i costi di costruzione dei due centri e delle infrastrutture necessarie, oltre alle spese relative alla sicurezza e alle cure mediche dei richiedenti asilo.

Davide Fifaco