Foto: Patto per l'Autonomia
Foto: Patto per l'Autonomia

Le tensioni con i manifestanti sul portone del Consiglio regionale sono la cartina di tornasole dell’insoddisfazione sollevata dalla decisione dell’Azienda sanitaria Giuliano Isontina di chiudere due dei quattro consultori disponibili a Trieste.
Per la Regione, come ha confermato anche lo stesso assessore alla salute Riccardo Riccardi, si tratta di una razionalizzazione che in realtà non limita, ma potenzia il servizio, con più personale concentrato in ogni sede e un orario di accesso più esteso, ma per le organizzazioni che protestano da settimane l’operazione limita in realtà l’accesso e la prossimità territoriale delle strutture destinate ad offrire assistenza psicologica e sanitaria soprattutto a giovani e donne.
In occasione del programmato voto su una mozione sul tema, che chiedeva il potenziamento dei servizi sanitari pubblici di prossimità, il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, e alcuni consiglieri hanno anche incontrato il Comitato a difesa dei consultori di Trieste, ma non sembra esserci un punto di caduta nel confronto fra Comitato e regione.
La tensione è scoppiata proprio di fronte al palazzo del Consiglio regionale, quando un gruppo di manifestanti ha provato a entrare nel palazzo, accusando la sicurezza del Consiglio di “aver impedito a numerose cittadine e cittadini di assistere alla seduta nonostante ci fosse la quasi totalità dei posti disponibili per il pubblico".
La protesta ha anche provocato l’interruzione della seduta dell’Assemblea regionale, e poi il rinvio del voto sulla mozione.
Il comitato ha annunciato nuove iniziative di protesta: la referente Adriana Causi, ha espresso “profonda delusione e amarezza” per il rinvio. “Ancora una volta – ha aggiunto - si evita di affrontare il tema”.
Anche L’opposizione in Consiglio regionale ha attaccato l’amministrazione, ricordando che, come ha detto Roberto Cosolini del Pd, “lo stesso programma regionale dell'assistenza territoriale, tuttora in vigore, prevede un consultorio ogni 20mila abitanti”, mentre a Trieste, che ha poco meno di 200 mila abitanti, queste strutture passano da quattro a due.
Anche Giulia Massolino, consigliera del Patto per l’Autonomia-Civica FVG e prima firmataria della mozione, ha espresso “amarezza per la mancata discussione della mozione, sottoscritta dall’intera opposizione”. “È stata un’occasione persa – ha aggiunto - per dare una risposta concreta alla cittadinanza che ci chiede di intervenire in modo concreto su un tema così delicato e fondamentale”.

Alessandro Martegani