Foto: Reuters
Foto: Reuters

Vladimir Putin ha ottenuto quindi il quinto mandato alla guida della Russia con il miglior risultato elettorale mai raggiunto, soprattutto grazie alla repressione, secondo quando affermano gli osservatori. Gli altri tre candidati comunque non rappresentavano una vera alternativa ed hanno ottenuto dal 3% al 4% delle preferenze. L'affluenza complessiva alle urne è stata del 77,44%, la più alta della storia del Paese.
La Cina si è congratulata con Vladimir Putin per la vittoria alle presidenziali. Congratulazioni arrivano inoltre da Corea del Nord, Iran e Tagikistan nonché dai vertici politici di Venezuela, Nicaragua e Cuba. Il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, ha definito Putin un grande uomo di Stato e amico, su cui si può sempre contare.
Critiche arrivano però dai paesi occidentali. "Le elezioni chiaramente non sono né libere né giuste, dato il modo in cui Putin ha incarcerato gli oppositori politici e impedito ad altri di candidarsi contro di lui", ha detto un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. Anche il capo dello Stato tedesco, Frank-Walter Steinmeier, non ha intenzione di congratularsi con Vladimir Putin. Il Ministero degli Esteri tedesco in un post su X ha dichiarato che "il regime di Putin è autoritario, si basa sulla censura, sulla repressione e sulla violenza. Le elezioni nei territori occupati dell'Ucraina sono nulle e sono una nuova violazione del diritto internazionale". Un'opinione condivisa anche dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. Secondo il Foreign Office britannico, "organizzando illegalmente le elezioni sul territorio ucraino, la Russia dimostra di non essere interessata a trovare una via verso la pace". Rammarico che in Russia non siano state nuovamente soddisfatte le condizioni per elezioni libere, plurali e democratiche arriva anche da Parigi. In una nota il Ministero degli Esteri francese ha però elogiato il coraggio di molti cittadini russi che hanno espresso pacificamente il loro disaccordo con questa violazione dei loro diritti politici fondamentali.