Foto: Reuters
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Oltre al valico di Erez per raggiungere il nord di Gaza e aumentare le consegne dalle Giordania, gli aiuti passeranno anche attraverso l’apertura del porto di Ashdod. A dare la comunicazione la portavoce del consiglio di sicurezza nazionale USA. Una telefonata complessa quella intercorsa tra Biden e Netanyahu, i quali hanno discusso anche delle prossime mosse riguardanti il conflitto mediorientale. È stato Washington a richiedere l’apertura dei corridoi umanitari e chiede con fermezza che tutti gli impegni presi siano "attuati rapidamente". Inoltre, per la prima volta dall'inizio della guerra, il Presidente degli Stati Uniti ha lasciato intendere che la politica statunitense nei confronti di Israele - che comprende la fornitura di armi nonché la protezione in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - potrebbe cambiare drasticamente se non dovesse essere garantita maggiore tutela per le persone e gli operatori di soccorso. Israele ha fatto sapere che l’assistenza offerta eviterà la crisi umanitaria ma che le forze armate continueranno le operazioni di attacco al fine di distruggere tutte le centrali di comando del gruppo terrorista Hamas. La decisione presa per i civili è accolta con favore anche dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che torna a chiedere un "cessate il fuoco immediato e l'afflusso massiccio di aiuti". Milioni le persone sfollate; esperti, organizzazioni e residenti del posto avvertono che i pacchi, i pasti e altro materiale umanitario che viene lanciato dagli aerei non sono lontanamente sufficienti a soddisfare le esigenze dei tanti civili che affrontano sempre di più le gravi carenze di cibo, acqua e medicinali.

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Riguardo la morte dei sette operatori uccisi giorni fa, Tel Aviv durante il colloquio telefonico avrebbe ammesso la responsabilità dell’accaduto. È quanto ha riferito un alto funzionario dell'amministrazione americana alla CNN. La fonte ha aggiunto che, nella conversazione, Netanyahu avrebbe detto di essere intenzionato a migliorare la tracciabilità degli operatori no-profit all'interno di Gaza.