Foto: Reuters
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Il capo del Comando del fronte sud israeliano è stato chiaro: intendono continuare a colpire e raggiungere i loro risultati. Le operazioni nella Striscia di Gaza si intensificano giorno dopo giorno, mentre 138 persone sono ancora tenute in ostaggio da Hamas, secondo i dati ufficiali pubblicati dalle autorità israeliane. Da quando è terminata la pausa umanitaria il primo dicembre, almeno 300 persone sono state uccise a Gaza, in base alle informazioni riferite dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, il quale ha riferito anche che l’accesso agli aiuti è stato “completamente bloccato nel nord della Striscia”. Per quanto riguarda gli ostaggi tenuti da Hamas, il premier israeliano ha avuto un incontro con i familiari dei sequestrati a una riunione del Gabinetto di guerra, durante la quale ha dichiarato che “al momento non è possibile riportarli tutti indietro”. Nonostante ciò, il portavoce del governo israeliano ha affermato che potrebbero prendere in considerazione un altro cessate il fuoco a breve termine, nel caso si riuscisse a raggiungere un accordo con Hamas circa il rilascio degli ostaggi ancora prigionieri. Israele però non si ferma: nel sud del Libano sono stati presi di mira oltre trenta villaggi, attacchi che hanno ucciso un soldato libanese, il primo ad aver perso la vita dallo scoppio delle ostilità nel mese di ottobre. “Coloro che pensavano che l’esercito non sapesse come riprendere i combattimenti dopo la pausa, si sbagliavano e Hamas lo sta già sentendo”, queste le parole del capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, secondo cui “molti operativi di Hamas, inclusi alti comandanti, sono stati eliminati nei giorni scorsi”.

B.Ž.