Boris Koprivnikar Foto: BoBo
Boris Koprivnikar Foto: BoBo

Esaurita l'ondata di scioperi, il governo riprende il confronto con i sindacati del pubblico impiego, che insistono su amenti salariali. Dal consiglio dei ministri parte una nuova proposta di compromesso, accolta però con scetticismo dalla controparte.

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Il governo ha dato mandato al ministro della pubblica amministrazione, Koprivnikar di negoziare con i sindacati un aumento dell'uno percento della massa salariale nel pubblico impiego, attualmente ammontante a 3,5 miliardi di euro all'anno. Una controproposta, ha detto lo stesso Koprivnikar, alle richieste di aumenti in busta paga. Se i sindacati sono disposti a discutere di un maggiore rendimento e di una riduzione degli scatti di categoria in base all'anzianità di lavoro, così il ministro, si potrà creare uno spazio di manovra aggiuntivo per un aumento diretto dei salari, premiando inoltre i dipendenti più meritevoli. L'aumento lineare dell'uno percento della massa salariale significherebbe per il governo un esborso di 35 milioni di euro, mentre venire incontro alle richieste sindacali comporterebbe una spesa per le casse dello stato di quasi un miliardo di euro, che Koprivinikar, ha più volte definito assolutamente insostenibile. Per Branimir Štrukelj, leader del sindacato istruzione ed educazione, la proposta del governo è provocatoria e bizzarra. Nessun commento per ora di Jakob Počivavšek, a capo del coordinamento dei comitati di sciopero dei sindacati che avevano attuato la protesta il 24 gennaio. Ha detto che preferisce aspettare il confronto di questo venerdi con la delegazione negoziale del governo, che riprende i contatti con le varie sigle sindacali dopo l'ondata di scioperi nel pubblico impiego. La richiesta base è il ritorno in busta paga dell'otto percento tolto ai dipendenti del pubblico impiego nel quadro delle misure di austerità per affrontare la crisi economica. La prossima settimana saranno i sindacati che hanno indetto gli scioperi in questi giorni; lunedì, martedì e mercoledì, a tornare al tavolo negoziale.