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Oggi si deciderà se - grazie all'intesa - la categoria sospenderà lo sciopero, in atto ormai da mesi, e se questa risponderà alle richieste dei poliziotti e degli altri impiegati al Ministero dell'Interno.
Il capo del gruppo negoziale governativo, Peter Pogačar, ha illustrato il contenuto dell'accordo che prevede uno scatto salariale per l'intero personale delle forze dell'ordine a partire dal nuovo anno, aggiunte più alte per il lavoro notturno, domenicale e festivo. Quanti sono impegnati nei controlli alle frontiere esterne - spazio Schengen - e nella gestione del flusso migratorio, tenuto conto della mole superiore di lavoro, disporranno di ulteriori fondi pari a 15 milioni di euro. Lo sciopero era iniziato a febbraio, congelato a marzo dopo le dimissioni dell'allora premier Cerar, ed è ripreso il primo ottobre. Dopo la formazione del nuovo esecutivo, il sindacato di polizia aveva concesso dieci giorni di tempo, rivolgendosi con una lettera al premier Šarec e invitandolo ad avviare immediatamente contatti per venire incontro e trovare una soluzione alle rivendicazioni all'origine dello sciopero. Il governo non aveva risposto subito, da qui la decisione di riprendere la protesta. È già il quarto sciopero della categoria in sei anni. Tra le rivendicazioni: definizione delle categorie salariali e un rapporto nella scala di retribuzione sulla base di quanto stabilito dall'accordo raggiunto a metà 2016, che aveva portato ai poliziotti degli aumenti in busta paga. Poi però, con l'eliminazione delle anomalie salariali i benefici erano stati estesi anche ad altro personale, seppur non coinvolto nella trattativa con quanti erano invece in sciopero.