Foto: BoBo
Foto: BoBo

Il coordinamento dei comitati di sciopero nel pubblico impiego ha deciso di avviare i preparativi per una agitazione generale, con relativa marcia di protesta, il prossimo 4 dicembre. Lo sciopero verrà attuato se entro quella data non verrà firmato con il governo un accordo che tenga conto di tutte le richieste delle sigle sindacali in materia di politica salariale. Jakob Počivavšek, a capo del coordinamento, ha detto che al nuovo governo non verranno concessi i tradizionali cento giorni di tregua, si concederà invece un termine ragionevole all'esecutivo per verificare a che punto sono le trattative e per fissare una piattaforma negoziale. Il confronto, ha ribadito ancora Počivavšek, dovrà riprendere dal punto in cui si è interrotto la scorsa primavera, dopo le dimissioni dell'allora premier Cerar. Non accetteremo temporeggiamenti, considerati inaccettabili, -ha detto-, la trattativa deve riprendere immediatamente. Tra i punti chiave, l'eliminazione dei provvedimenti di austerità ancora in vigore e che pesano sulle retribuzioni; ricordiamo che i poliziotti sono già in sciopero; altri sindacati, come personale della scuola e infermiere, hanno minacciato a loro volta di farlo se il governo non verrà incontro alle loro richieste. Ora l'ultimatum del 4 dicembre. Di salari si è parlato anche ad una tavola rotonda organizzata dall'ufficio per le analisi macroeconomiche e lo sviluppo. Rilevato che le pressioni nel pubblico impiego per un aumento delle retribuzioni si accentuano come riflesso della crescita economica e del calo della disoccupazione.
E si è intanto concluso senza risultati concreti il confronto tra il ministro della Salute, Samo Fakin, e i sindacati del settore sanitario, sempre sui miglioramenti salariali. Non siamo ottimisti, ha detto un rappresentante sindacale.