FOTO: La Vode del Popolo



Una sensazione indescrivibile e alla quale lui, Valmer Cusma cerca di non pensare anche perché dice non intende appendere al chiodo microfoni, cuffie e altri mezzi tecnologici del mondo giornalistico e radiofonico. “Ciò che mi anima è la volontà di continuare a dare un contributo alla Comunita’ nazionale italiana, al suo sviluppo e mantenimento e perciò intendo proseguire la mia professione e le mie collaborazioni con alcuni mass media come ad esempio Radio e TV Capodistria” ci racconta il nostro collega.

Voce profonda e riconoscibile in Istria e dintorni, spirito arguto e grande professionalità, acquisita in anni di esperienza, Cusma oggi ricorda quel 1976, anno in cui finiti gli studi e girovagando per Pola in cerca di lavoro si trovò dinanzi alla redazione del quotidiano “La voce del Popolo”.

“L’allora redattore delle pagine istriane, Claudio Radin mi disse di ritornare il giorno dopo per vedere che cosa avrei saputo fare e da lì sono iniziati i miei passi da principiante-giornalista con il classico mercato, la pescheria, gli annunci di concerti e devo ringraziare una persona in particolare ossia il compianto Luigi Barbalich, mio amico e mentore che tenendomi per mano mi ha introdotto nel mondo dell’informazione insegnandomi a ragionare e a scrivere da giornalista” ci dice Valmer Cusma che nei suoi 43 anni di vita professionale ci ha tenuto al corrente di quanto andava succedendo in Istria e nel mondo della nostra etnia.

“Mi sento parte del popolo italiano, dei cento milioni d’italiani del mondo e parte integrante della cultura e della lingua italiana che sono i pilastri della civiltà sul pianeta terra” afferma Cusma spiegando che anche la sua attività artistico- culturale e’ stata indirizzata a dare impulso alla valorizzazione dell’ identità italiana in terra istriana “mi sono fatto valere nel campo della musica scrivendo canzoni per il Festival dell’ Istroveneto, per quello delle Melodie dell' Istria e del Quarnero per il Festival dell'Istrioto, per il Festival Voci nostre dei nostri bambini e ho scritto diverse canzoni mirate a far sentire la dicitura italiana di certe località istriane come Laurana, Abbazia o Visinada dove il più delle volte anche i nominativi vengono storpiati e vorrei che altri connazionali avessero la mia sensibilità verso queste questioni e argomenti”.

A Valmer Cusma mancherà sicuramente Radio Pola. Il clima, i colleghi, le abitudini che lo vedevano in redazione molto prima dell’inizio dell’orario lavorativo anche perché come ci ha svelato “ forse sono stato fino all’ultimo un giornalista di vecchio stampo e arrivavo in redazione due ore prima del previsto per leggere con tranquillità i giornali, per informarmi e organizzare la mia giornata”.

Il nostro neo pensionato condivide con rammarico le considerazioni sul mondo giornalistico cambiato, senza i mentori di una volta e caratterizzato dalla costante corsa contro il tempo. “Oggi siamo oberati di lavoro e non ci sono spazi di manovra da dedicare ai giovani; vediamo che tutte le testate tendono a restringere l’organico per motivi di risparmio quindi bisogna tagliare i costi e fare molto di più” ci spiega Cusma non mancando di ricordare che ultimamente- per Radio Pola- doveva fare anche servizi in lingua croata.

“Mi rattrista il fatto che la redazione italiana in cui sono arrivato tanti anni fa non esista più. Ora ci sono solo delle persone incaricate di fare il programma in lingua italiana ma anche tanto altro ancora” ci dice Cusma aggiungendo di avere segnalato già da tempo - all’ Unione Italiana- questa deficienza e di aver sottolineato l’ importanza strategica del sentire parlare italiano a Radio Pola e anche a Radio Fiume.

Soddisfatto dei numerosi ringraziamenti, auguri e felicitazioni che gli stanno arrivando in questi giorni -e ricordiamo che anche all’ultima riunione dell’Assemblea UI è stato omaggiato con un riconoscimento- Valmer Cusma ripete “continuerete a sentirmi e a leggermi perché non si può smettere di essere giornalista, non ci si può affrancare da questa professione” e con lo spirito ironico che lo contraddistingue aggiunge “con sta pension xe asai pochi bori, dopo 43 anni de duri lavori” parafrasando le parole di una delle sue ultime canzoni intitolata- chissà come e perché - “Il valzer del pensionato”.

Lionella Pauin Acquavita

Foto: Radio Capodistria/La Voce del Popolo
Foto: Radio Capodistria/La Voce del Popolo