Giornata fatidica dunque - questo 9 novembre - per le sorti della nostra emittente. L’interruzione delle trasmissioni satellitari, un servizio avviato nel 2006, con il sostegno dell’Unione Italiana e grazie a fondi erogati alla CNI dal Governo italiano e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, rappresenta la fine di un’epoca che ha permesso ai programmi italiani di TV Capodistria di entrare nelle case di tutti i connazionali, sia nel cosiddetto territorio d’insediamento storico che oltre. Come noto, è ormai da tempo che Roma ha fatto capire di non poter e non voler più sostenere il progetto, posizione legittima ma mai motivata. Non lo vuole fare più nemmeno Lubiana che ha cofinanziato l’iniziativa negli ultimi anni.
Frenetica - e arrivata forse troppo tardi - è stata in questi giorni la ricerca di eventuali soluzioni alternative. Quelle individuate sono o troppo care o complicate, per non dire impossibili dal punto di vista tecnico. Ora, in tanti dicono che la piattaforma multimediale e l’applicazione Capo4distria, anche questa finanziata dall’Italia, è stata predisposta da tempo come alternativa al satellite e permette di seguire i programmi capodistriani gratuitamente in tutto il mondo. Ma sono in tanti a pensare che invece non sia così perché non tutti sono avvezzi all’uso di tablet, PC e telefoni intelligenti, e specialmente la popolazione CNI composta per una grande parte da anziani. Condizione condivisa pure da quanti in questi giorni, e sono stati numerosi, hanno espresso solidarietà e sostegno a RTV Capodistria come pure dai vertici CNI che nei prossimi giorni saranno a Roma per richiedere all’Italia di farsi garante della tutela della sua unica minoranza autoctona.
Intanto 260.000 euro che per due Stati come Italia e Slovenia o tre, se vogliamo includere la Croazia, sono una bazzecola, portano RTV Capodistria via dal satellite oscurando un canale che è d’importanza non solo per la minoranza ma tutto un territorio che si vanta di essere specifico e particolare. Forse come ha sentenziato qualcuno ultimamente, non produciamo programmi interessanti per il grande pubblico ma sono, nonostante le ridotte capacità e le limitazioni imposte, trasmissioni fatte con il cuore perché sappiamo che è con il cuore e non con i soldi che si abbattono i muri.

Lionella Pausin Acquavita

Foto: EPA
Foto: EPA