Non hanno convinto gli avversari politici e una parte dell'opinione pubblica le scuse di Krešo Beljak. "Il tweet in questione era parte di una discussione più ampia, piena di insulti e menzogne. Non sono una persona che sostiene gli omicidi a sfondo politico. Le mie parole sono state male interpretate. Comunque, ho sbagliato e mi dispiace" ha detto il leader del Partito contadino croato molto criticato in questi giorni per la risposta ad un commento Twitter sugli oltre 100 omicidi compiuti nel mondo dell'emigrazione dal 1945 al 90 dall' UDBA, la polizia segreta dell'ex Jugoslavia.

"Un numero insufficiente visto che le guerra dal 1991 al 99 sono state provocate dai fascisti nell' ex federativa e da quelli emigrati, sfuggiti all' UDBA" lo sfortunato commento di Beljak che ha acceso una caterva di polemiche e reazioni specie tra gli esponenti dei partiti di centrodestra. Per il presidente del Sabor, l'accadizetiano Željko Rejner che ha paragonato Beljak a Milošević" si tratta di dichiarazioni terrificanti e preoccupanti che dimostrano come l'estremismo di sinistra sia in crescita".

Per il deputato del Most, Marko Sladoljev "è triste che la dichiarazione venga dal leader di un partito che durante il regime comunista è stato messo alla gogna. Il HSS è stato sempre uno schieramento contrario ad ogni forma di totalitarismo perciò Beljak deve dimettersi e scusarsi con tutte le vittime dei regimi totalitari."

"Una dichiarazione sconsiderata" l'ha definita così invece il leader socialdemocratico, Davor Bernardić. "Beljak si è scusato, evidentemente ha sbagliato ma mi fermerei qui anche perché sarebbe arrivata l'ora come società e come classe politica di abbandonare le divisioni del passato e di guardare al futuro" ha affermato il presidente dell'SDP che ieri ha ammesso di aspirare alla poltrona di premier e ha fatto capire che uno dei partner dei socialdemocratici alle parlamentari di fine anno saranno quasi sicuramente i contadini di Beljak. (lpa)

Foto: EPA
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