Già da settimane l'opinione pubblica croata sta assistendo, in alcuni casi allibita, in altri magari divertita, al confronto serrato tra il Presidente della Repubblica Zoran Milanović e il premier Andrej Plenković. Si va avanti a esternazioni a scadenza pressoché quotidiana.
Nel batti e ribatti non mancano espressioni colorite, ma nemmeno uscite molto pesanti, a volte secondo molti al limite del buon gusto. Il pomo della discordia a prima vista è rappresentato dall'elezione del presidente della Corte suprema. Spetta al Capo dello Stato proporre al Parlamento un nominativo. E Milanović ha optato per la giurista Zlata Đurđević, dopo aver scartato tutti i candidati presentatisi al regolare concorso pubblico. Questo ha innescato una battaglia a suon di cavilli giuridici tra governo e presidenza della Repubblica, con forti implicazioni però anche di carattere politico. Secondo il premier Andrej Plenković il Presidente della Repubblica che in teoria dovrebbe essere super partes, si sarebbe inserito di prepotenza nella campagna elettorale per le amministrative e magari starebbe cercando anche di far naufragare la maggioranza di governo a Zagabria. Il Capo dello Stato di fatto ribatte che il suo intento è quello di favorire la riforma della giustizia e la lotta alla corruzione, con la nomina a presidente della Corte suprema di una giurista di tutto rispetto come Zlata Đurđević. Una cosa è certa, la coabitazione tra il premier di centrodestra e il Presidente espressione del centrosinistra si sta rivelando molto più difficile del previsto. L'animosità reciproca sembra aver superato il livello di guardia, tanto che da certi ambienti del centrodestra si è ipotizzato persino un impeachment di Milanović. Ma al Sabor i numeri per farlo non ci sono e per giunta stando ai sondaggi la popolarità del Presidente è notevole. Quindi è probabile che si andrà avanti ancora con il braccio di ferro, senza conseguenze particolari però per la politica estera e il posizionamento internazionale del Paese, perché qui le differenze appaiono assai contenute, se non fosse magari a volte per i toni usati.

Dario Saftich (La voce del popolo)

Foto: Reuters
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