“Non posso che esprimere la mia grande soddisfazione per l’onore immeritato che mi viene attribuito, anche perché questo titolo appartiene a una numerosissima schiera di connazionali”. Esordisce così Giovanni Radossi chiamato a commentare la sua elezione a presidente onorario dell’Unione Italiana e aggiunge: “Direi che il mio incessante impegno nell'affermare e irrobustire il senso di appartenenza, ovvero ciò che ho fatto per tutta la vita attraverso la mia opera al Centro di ricerche, a scuola e nell'ambito delle strutture della Comunità italiana, è un punto di partenza e di riferimento per questa attribuzione”. Radossi ricorda le sofferenze e le paure, ma anche il coraggio con cui l’Unione Italiana e prima ancora l’Unione degli italiani dell’Istria e di Fiume, si sono opposte ai disagi e danni per il mancato bilinguismo, alle costanti pressioni assimilatrici, alle ondate nazionalistiche e antidemocratiche. Battaglie che lo hanno visto in prima fila, ci racconta il nostro interlocutore: “Pensi che sono presente nelle strutture murarie - io le chiamo così - della Comunità degli italiani ex Circolo di cultura rovignese dal 1949 quando ho fondato credo l'unico circolo filatelico nell'ambito della CNI e sono stato allora segretario, cassiere e anche donna delle pulizie e dunque sono stato per sessanta anni dentro le strutture murarie che significa esser stato dentro le strutture politiche e culturali; poi mi è capitata l'esplosione del CRS al quale ho dedicato veramente tutte le mie energie. Quando mi sono accorto che alla politica della società jugoslava di allora interessava poco o niente della Comunità nazionale italiana io mi sono dedicato a sostenere le iniziative che potevano limitare i danni alla nostra minoranza”. Fondatore, nel 1968, del Centro di Ricerche storiche ne è stato per 50 anni il direttore, e pure dopo il pensionamento, due anni fa, continua la sua attività. “Non sono stato con le mani in mano perché sto scrivendo e completando tre libri, si tratta di ricerche che vanno dalle 300 alle 600 pagine, che sono quasi una trilogia della nostra storia più recente”, dice Radossi svelandoci: “Il primo è la storia dell’istituto tecnico rovignese Diaz che rappresenta - tralasciamo il periodo fascista - il punto di partenza dell’istruzione moderna; quindi sto facendo un bellissimo lavoro di commento e di presentazione del diario di un avvocato polese che va dall’8 settembre 1943 al 16 settembre 1947, e per ultimo una guida biografica dell'archivio dell'UIIF depositato presso il nostro Centro che va dal 1949 al 1967 che è stata l’epoca di Antonio Borme; ecco dunque non mi sono fermato, ma sto continuando e sono alla fine di questi tre grossi lavori nella speranza che il CRS possa trovare i mezzi, le possibilità di pubblicarli”. Radossi naturalmente ringrazia l’Assemblea dell’Unione italiana che con un sostegno quasi unanime gli ha conferito questo importante titolo onorifico e dice: “La guida dell’Associazione naturalmente è in mano ai presidenti eletti, la mia presenza potrà essere da supporto e sostengo morale; potrò essere una voce da ascoltare per un’ opinione o un consiglio e a testimoniare quella che è la nostra storia”.

Lionella Pausin Acquavita

Giovanni Radossi Foto: La voce del popolo/Goran Žiković
Giovanni Radossi Foto: La voce del popolo/Goran Žiković