Foto: Reuters
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L’Australia si mobilita per difendere uno dei suoi simboli il koala. Da una parte le malattie, dall’altra l’avanzata dell’urbanizzazione, stanno mettendo a rischio l’animale più noto e più amato del continente australiano, spingendo il governo a prendere dei provvedimenti per evitare il rischio di estinzione del marsupiale.
Il governo del New South Wales ha varato un programma per proteggere le popolazioni di koala e i loro habitat a sudovest di Sydney, dove si trova una delle più grosse colonie di marsupiali. Lo scopo è permettere agli animali di muoversi liberamente anche in terreni attraversati da strade e infrastrutture, realizzando corridoi di attraversamento sopra o sotto strade trafficate, imponendo limitazione della velocità del traffico e costruendo recinzioni attorno alle piscine residenziali. La popolazione dei Koala sarà poi monitorata per verificare lo stato di salute degli animali.
In totale sono 31 le raccomandazioni contenute nel Cumberland Plain Conservation Plan, che, ha confermato lo stesso ministro per la pianificazione e gli spazi pubblici, Rob Stokes, saranno attuati in tempi rapidi per proteggere l’icona dell’Australia. “Queste raccomandazioni – ha aggiunto il ministro dell'Ambiente Matt Kean - guideranno lo sviluppo futuro nell'area e assicureranno che l'habitat dei koala e i corridoi della fauna selvatica siano protetti per sempre".
L’azione del governo del New South Wales accoglie così di un'istanza presentata da 20 gruppi di protezione della fauna selvatica che indica proprio la perdita e la frammentazione dei loro habitat come una delle maggiori minacce alla popolazione dei koala.
I marsupiali australiani devono però affrontare anche altre minacce come gli incendi sempre pià frequenti e devastanti e le malattie portate dall’uomo: la clamidia, malattia batterica trasmessa sessualmente, ha ad esempio colpito oltre l’80 per cento della popolazione di Koala in una zona rurale nell’est del Paese e si sta diffondendo su tutto il territorio nazionale, tanto da spingere gli esperti a parlare già di possibili “estinzioni localizzate”.

Alessandro Martegani