Foto: Nasa
Foto: Nasa

Ci ha messo poco più di un mese per raggiugere la posizione: un viaggio di 1,5 milioni di chilometri per fornire agli scienziati informazioni sulla nascita dell’universo e sulla presenza di vita su altri sistemi.
Il telescopio James Webb, dal nome l’amministratore della Nasa durante i programmi Gemini, Mercury e Apollo, è un progetto partito oltre 25 anni fa e costato circa 10 miliardi e mezzo di dollari. La sonda ha raggiunto la sua posizione in orbita attorno al sole, un punto denominato Lagrange L2, dove l'influenza di Terra, Luna e Sole si equilibrano.
Naturalmente non ha affatto l’aspetto di un telescopio classico. Si tratta dello strumento di osservazione più grosso mai lanciato nello spazio: lo specchio ha un diametro di sei metri e mezzo, con una superficie sette volte più estesa di quello del suo predecessore, il telescopio Hubble, ed è composto da 18 specchi esagonali di berillio rivestiti in oro.
Il tutto poggia sul corpo della sonda, con l’antenna per le comunicazioni, i pannelli solari per ricaricare le batterie e propulsori per orientare l’attrezzatura, e sarà protetto dalle radiazioni del sole da uno scudo a cinque strati, che si è dispiegato una volta in posizione, raggiungendo le dimensioni di un campo da basket. Lo scudo servirà anche a tenere bassa la temperatura del telescopio per consentire di captare anche i segnali più deboli.
Sarà gestito dalla Nasa, in collaborazione con l'Agenzia spaziale europea e con quella canadese, e le sue dimensioni consentiranno agli scienziati di avere informazioni mai ottenute prima, su oggetti nati poco dopo il Big Bang, 150 milioni di anni dopo la nascita dell'Universo, una fase fino ad oggi immaginata solo da punto di vista teorico.
L’orbita su cui è stato posizionato, che prende il nome dal matematico Joseph-Louis Lagrange che nella seconda metà del Settecento ne calcolò la posizione, consentirà al telescopio di avere una visione senza ostacoli dell’universo, e captare i deboli segnali che arrivano dai confini più remoti dello spazio. Per i prossini cinque mesi però il telescopio potrà solo calibrare i delicati strumenti e le prime immagini sono attese per l’inizio dell’estate.

Alessandro Martegani