Jasenovac Foto: Reuters
Jasenovac Foto: Reuters

Un gesto di protesta, quello della Comunità ebraica, critica nei confronti dell’atteggiamento tollerante delle autorità croate nei confronti di chi ancora utilizza lo slogan ustascia “Za dom spremni-Per la patria pronti”. “Non possiamo condividere la cerimonia con chi minimizza il revisionismo storico ed è indulgente con gli estremismi”, hanno detto facendo sapere che loro saranno a Jasenovac la settimana prossima.
Intanto anche la cerimonia ufficiale non è stata unitaria con il Capo di Stato, Zoran Milanović, che ha deposto una corona di fiori in prima mattinata mentre i presidenti di governo, parlamento nonché gli esponenti della Comunità serba, di quella rom e degli antifascisti qualche ora più tardi. Milanović, neanche questa volta ha mancato di lanciare dure accuse e critiche al premier, Andrej Plenković, e ha poi definito tirapiedi dell’esecutivo il serbo Pupovac e l’antifascista Habulin. “Una dichiarazione che non è degna di commento”, hanno detto i due interessati che hanno invece confermato che si sta lavorando per trovare un modo che ponga definitivamente fine all’utilizzo della simbologia del regime di Ante Pavelić. Anche il capo del governo ha ricordato che una soluzione potrebbe essere quella di prevedere sanzioni più rigorose e multe più salate per chi usa lo slogan ustascia. “Ci sono varie opzioni”, ha detto il premier sottolineando ancora che “le normative in materia e le sentenze della Corte costituzionale danno un’indicazione chiara ai Tribunali che ora dovrebbero uniformare la prassi giudiziaria”.
Ricordiamo che oggi a Jasenovac si è celebrato il 77esimo anniversario della liberazione del più grande campo di concentramento nell’ex Jugoslavia, dove dal 1941 al 1945 il regime ustascia uccise quasi 90.000 persone, in maggioranza serbi, ebrei e rom.

Lionella Pausin Acquavita