“Riteniamo che in Slovenia vada fatta una riflessione per riconsiderare i mandati dei sindaci riducendoli a due, come avviene in altri Paesi europei: il fatto che una volta eletti, i sindaci in Slovenia siano molto difficili da sfidare con nuovi concorrenti, non favorisce il cambiamento democratico”.
È la raccomandazione espressa dopo le recenti elezioni amministrative da David Eray, capo della delegazione del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, inviata lo scorso fine settimana in Slovenia in missione di osservazione delle operazioni di voto e conteggio.
Eray, tracciando un bilancio della missione, ha sottolineato come, la giornata elettorale si stata “calma e ordinata, senza incidenti o anomalie di rilievo", con un “alto livello di fiducia nel sistema elettorale, sia da parte degli elettori sia dei candidati”, ricordando come l'esistenza di diritti di voto speciali per le tre minoranze del Paese, "sia una caratteristica importante di un sistema veramente democratico e inclusivo".
Non mancano però i punti critici, “a partire dalla necessità di riconsiderare i mandati dei sindaci e ridurre a due il numero dei mandati consecutivi, per favorire “il cambiamento democratico", ed evitare il rischio di accumulo di potere, mancanza di trasparenza e disimpegno delle giovani generazioni dalla politica.
La delegazione ha poi insistito sulla necessità di una regolamentazione più coerente, sulla chiusura delle urne, la segretezza del voto e l'allestimento dei seggi elettorali, oltre che di una revisione dei regolamenti sui limiti di spesa per le campagne elettorali, ritenuti troppo bassi per impedire ai candidati di ricorrere a modi creativi per raccogliere donazioni. Nonostante l'elezione di una donna alla presidenza della Slovenia, la delegazione ha ricordato che “restano da compiere progressi per quanto riguarda il coinvolgimento a livello locale delle donne, che rappresentano solo il 10 per cento dei sindaci eletti.
Alessandro Martegani