Roberto Menia
Roberto Menia

La lingua ufficiale dell’Italia è l’italiano e non è necessario insegnare il friulano nelle scuole. È il pensiero del senatore di Fratelli d’Italia e parlamentare di lungo corso Roberto Menia.
Triestino, ma eletto a Genova dopo un periodo di distanza dalla politica, Menia ha presentato pochi giorni fa una proposta di legge costituzionale che tende a inserire all'articolo 12 della Costituzione italiana, accanto alle caratteristiche della bandiera, anche la frase "L’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica. Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla".
Nello spiegare i motivi della proposta Menia (che ha depositato anche un ddl per ripristinare il 4 novembre, Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, creata nel 1919 per celebrare la vittoria nella Prima Guerra Mondiale, come festività nazionale), ha sottolineato all’agenzia AdnKronos la necessità di “dare forza agli elementi identitari”, "che danno un senso comune alla vita di una nazione", come la lingua italiana, ha aggiunto “quale elemento costitutivo e identificante della comunità nazionale, a prescindere dalle diversità localistiche”.

Le minoranze nazionali o linguistiche tutelate diventano a volte strumento per l’imposizione di un monolinguismo nella toponomastica che cancella l’italiano, come succede da anni nell’Alto Adige con il tedesco e inizia ora ad accadere anche nella Venezia Giulia con lo sloveno”

Roberto Menia

Menia, tradizionale oppositore nel passato della legge di tutela della minoranza slovena in Italia, è però andato oltre, sottolineando come a suo parere le minoranze nazionali o linguistiche tutelate diventino “strumento per l’imposizione di un monolinguismo nella toponomastica che cancella l’italiano, come succede da anni nell’Alto Adige con il tedesco e inizia ora ad accadere anche nella Venezia Giulia con lo sloveno”. "In altri casi, invece, - ha aggiunto - orientamenti autonomisti esasperati, pongono situazioni in cui si tende a valorizzare la lingua o il dialetto di comunità minoritarie in antitesi alla lingua comune”.
Anche il friulano per il senatore di Fratelli d’Italia non andrebbe in insegnato nelle scuole. “Ci sono tanti posti dove parlare la marilenghe – ha detto al Messaggero Veneto - a casa, nelle associazioni culturali, non credo sia necessario anche in classe”.
Parole da cui hanno immediatamente preso le distanze sia esponenti dell’opposizione sia della stessa maggioranza. Franco Iacop, consigliere regionale del Pd, ha ricordato come “la lingua friulana sia riconosciuta e tutelata dalla Costituzione e dalla legge ordinaria come lingua minoritaria, e rappresenti anche attraverso il suo insegnamento nelle scuole un'apertura verso l'apprendimento generale dei nostri ragazzi e ragazze, in una visione multiculturale e di confronto e integrazione”. Iacop ha chiesto che il presidente della regione Massimiliano Fedriga, “prenda una posizione netta e chiara a tutela di tutte le lingue minoritarie”.
"L'onorevole Menia – aggiunge - con le sue dichiarazioni, dimostra di avere una visione a senso unico e un utilizzo utilitaristico dei principi della Costituzione che sancisce la tutela delle minoranze linguistiche nel nostro Paese”.
Sulla stessa linea anche Cristiano Shaurli, anch’egli consigliere regionale del Pd, secondo il quale “in Friuli Venezia Giulia non servono le ammuffite crociate di Menia contro le lingue minoritarie o minorizzate. Per fortuna nostra e sfortuna di Menia e Fratelli d'Italia - continua - siamo in Europa e le lingue minorizzate sono tutelate ovunque”.
Anche la sottosegretaria al Ministero dell’Economia ed esponente di Forza Italia Sandra Savino però è critica con le parole del senatore di Fratelli d’Italia. “Tutelare e garantire le minoranze linguistiche, come salvaguardare i dialetti e le lingue locali, non rappresenta certo un pericolo all’unità nazionale o al riconoscimento dell’italiano – ha detto -: non confonderei mai i due piani, perché questo vorrebbe dire fare un salto indietro di decenni. Per fortuna, grazie alla lungimiranza dei padri costituenti, la nostra Costituzione tiene ben conto, tra i suoi principi fondamentali, della tutela delle minoranze linguistiche”. “Un valore che va difeso, per gli ottimi risultati che nella nostra Regione abbiamo raggiunto in questi anni e che per nulla mina le basi della nostra identità nazionale”.
Prende le distanze anche la Lega, con il consigliere regionale Alfonso Singh, che, ricordando come “il friulano, così come tutte le lingue minoritarie, non sia in discussione né mai lo sarà”, invita la sinistra a evitare attacchi strumentali al presidente Fedriga su “proposte parlamentari che probabilmente non saranno neanche calendarizzate”.

Alessandro Martegani