Foto: Martegani
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L’Ovovia sarà al centro anche della campagna elettorale per le regionali a Trieste: al termine di una settimana dominata dalla vicenda dell’impianto che dovrebbe unite il Porto vecchio all’altopiano, con la prestazione dei ricorsi al Tar del comitato “No Ovovia”, anche Francesco Russo, vicepresidente del Consiglio regionale uscente e candidato alle regionali per il Pd, ha presentato dei dati che dimostrerebbero la contrarietà diffusa all’opera da parte della cittadinanza: “Il 65 per cento dei triestini delle triestine dicono no all’Ovovia – spiega russo -, soltanto il 32 per cento sembra convinto e l'80 per cento dice che non la prenderebbe anche se fosse realizzata. Io credo che le prossime elezioni devono essere anche un referendum dei triestini e triestine per dire a una classe dirigente che oggi governa, Forza Italia, la Lega e Fratelli d'Italia, la lista Fedriga, che quest’opera non si deve fare, che quest'opera è inutile, votando in Consiglio regionale chi è pronto a bloccare l’impianto”.
I dati rivelano anche che fronte contrario all’ovovia di sta allargando ed è trasversale, ha detto Russo, e perfino chi è a favore parla di “opera turistica”, e non legata al trasporto pubblico locale, che però è l’unico motivo che consente il finanziamento del Pnrr

Le prossime elezioni devono essere anche un referendum dei triestini e triestine per dire a una classe dirigente che oggi governa, che quest’opera non si deve fare, che quest'opera è inutile,

Francesco Russo

Russo ha anche sottolineato come negli anni la consapevolezza dei cittadini sia aumentata sul tema della cabinovia: “I triestini e le triestine, che il comune non ha mai ascoltato, non solo dicono di 'no' a un'opera che non li convince, ma negli ultimi anni sono molti di più quelli che hanno studiato e hanno capito qual è davvero la partita in corso. Il 56 per cento dice che preferirebbe un tram veloce e moderno come nelle altre parti d'Europa. Chi vuole l’Ovovia rispetto al tram è meno del 5 per cento”.
L’alternativa, invocata anche dal Comitato no Ovovia, è proprio quella di una linea di tram dal centro fino al bivio di Miramare, un’idea apertamente contestata dalla giunta comunale, ma che, dice Russo, potrebbe essere oggetto di trattativa con il governo una volta abbandonata l’idea della funicolare, o finanziata dalla regione che, ha aggiunto, ha un bilancio di più di sette miliardi e mezzo ed è in grado di trovare 50 milioni per un’opera che potrebbe realmente cambiare la viabilità del capoluogo.

Dopo un anno di lavoro e studio, le forzature che l'Amministrazione ha fatto nell'iter del progetto sono talmente gravi che era necessario passare a una nuova fase per impedire la realizzazione dell’inutile, impattante e insostenibile ovovia

William Starc

Presente all’incontro anche l’architetto William Starc, coordinatore del Comitato No Ovovia, che organizza l’opposizione al progetto e in settimana ha confermato al presentazione del primo ricorso al TAR contro la cabinovia da parte di alcuni proprietari interessati dal tracciato della funicolare. “A breve – ha aggiunto - verranno depositati al Tribunale Amministrativo Regionale anche i ricorsi delle associazioni ambientaliste Legambiente, LIPU e WWF. Dopo un anno di lavoro e studio, le forzature che l'Amministrazione ha fatto nell'iter del progetto sono talmente gravi che era necessario passare a una nuova fase per impedire la realizzazione dell’inutile, impattante e insostenibile ovovia”.
“La Giunta Dipiazza non ha voluto prendere atto della contrarietà dei cittadini alla realizzazione dell’opera e della sua improponibilità e incongruenze ampiamente evidenziata nel nostro dossier tecnico”, ha aggiunto Starc, annunciando anche segnalazioni alla Corte dei Conti e all’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Fra i vizi denunciati al TAR c’è la violazione dei limiti di inedificabilità, sanciti da un decreto ministeriale del 2007, per gli impianti a fune nelle zone a protezione speciale Rete 2000 come il bosco Bovedo e dei contestuali vincoli derivanti dal Piano Paesaggistico Regionale per le zone di pregio ambientale, e le carenze nell’istruttoria che non avrebbe valutato neanche le possibili alternative tecniche e la relativa sostenibilità economica.

Alessandro Martegani