Jerome Powell (Foto: EPA)
Jerome Powell (Foto: EPA)

Con il nuovo rialzo deciso dalla Banca centrale americana i tassi negli Stati Uniti hanno raggiunto il livello più alto dal 2007, pur con un incremento che per la seconda volta è stato solo di un quarto di punto.
Si tratta di una decisione attesa, e che rientra nella strategia intrapresa dalla Fed, e con qualche mese di ritardo anche dalla Banca centrale europea, che punta a frenare l’inflazione aumentando il costo del denaro.
Il rialzo dei prezzi a cui si è assistito negli Stati Uniti e in Europa è stato generato prima dal brusco riavvio dell’economia post Covid, che ha causato un aumento della materie prime, poi dal rincaro dell’energia causato dalla guerra, e con un aumento del costo del denaro si punta a raffreddare l’economia e a far calare i prezzi.
La Fed non ha escluso "qualche inasprimento addizionale”, per far tornare l'inflazione al 2 per cento nel corso del tempo", e la previsione è che ci sia un altro, e ultimo, rialzo dei tassi di interesse quest'anno, sempre dello 0,25 per cento.
Sulle prospettive della politica economica americana e anche sulle recente crisi bancaria è intervenuto anche il presidente della Fed, Jerome Powell, che ha ribadito che la Fed continuerà a prendere le sue decisioni "di riunione in riunione, in base ai dati”, e precisato di “non avere intenzione di tagliare i tassi nel 2023”. La strada per riportare l'inflazione al 2 per cento è ancora lunga e sarà accidentata, ha spiegato Powell, aggiungendo che “è troppo presto per dire come i tassi di interesse dovrebbero rispondere” alla crisi bancaria delle ultime settimane.
Il sistema bancario statunitense ha però aggiunto, “resta "solido, resistente e ben capitalizzato". "Nelle ultime settimane sono emerse serie difficoltà in un numero di piccole banche" ha spiegato, e “siamo pronti a usare tutti gli strumenti a disposizione per mantenere al sicuro il sistema bancario”.
L’intervento di Powell non è stato accolto con favore dai mercati americani, che si attendevano l’annuncio di una riduzione, sia pur prudente, il prossimo anno: Wall Street che ha chiuso in perdita del 1,6 per cento, meglio, anche se comunque in area negativa, i mercati europei, che a metà giornata erano in negativo di qualche decimo di punto. A contribuire al maggior passivo della borsa degli Stati Uniti sono state anche le parole del Segretario al Tesoro Janet Yellen, che ha affermato che Washington "non sta considerando di garantire tutti i depositi bancari non assicurati", una possibilità invece menzionata dalla Fed in relazione alla crisi della Silicon Valley Bank.
In settimana si attendono anche altre decisioni importanti per il controllo dell’inflazione: l’annuncio della Bank of England sui tassi, dopo la pubblicazione dei dati che mostrano che l'inflazione nel Regno Unito è aumentata inaspettatamente a febbraio, e le valutazioni sulla politica economica europea del Consiglio europeo di Bruxelles, al quale partecipa anche la presidente della Bce Christine Lagarde.

Alessandro Martegani