Foto: Televizija Slovenija
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La Russia tiene Minsk come "ostaggio nucleare", e la decisione di installare armi nucleari tattiche in Bielorussia è "un passo verso la destabilizzazione interna del Paese". Se la prospettiva di Kiev sulla mossa di Mosca è chiara, per Putin non si tratta di una scelta insolita. Il leader del Cremlino ha poi precisato che non saranno trasferite le armi nucleari in dotazione a Mosca, ma che saranno posizionate lì per addestrare i militari bielorussi, "come hanno fatto gli Stati Uniti in Europa".
"Dieci aerei sono pronti a utilizzare questo tipo di arma", ha continuato Putin, e "dal 3 aprile inizieremo ad addestrare gli equipaggi", mentre a Minsk è già stato consegnato il sistema missilistico Iskander, in grado di trasportare testate nucleari. L'accordo tra lo zar del Cremlino e il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, avverrebbe senza violare i loro obblighi ai sensi del Trattato Start. Almeno così sostiene Mosca.
E dopo che la Gran Bretagna ha annunciato l'invio a Kiev di munizioni all'uranio impoverito, considerate "una minaccia per la Russia" oltre che un modo "per prolungare la guerra", Putin ha quindi risposto allo stesso modo. Una prova di forza che interessa anche le armi convenzionali. Se Kiev è riuscita a sbloccare i jet, che arriveranno da Polonia e Slovacchia, Mosca risponde con i mezzi corazzati, annunciando la produzione di oltre 1.600 carri armati entro un anno, così da superare quelli ucraini di oltre tre volte. Putin ha anche ridimensionato la vicinanza con Pechino, spiegando che esiste una collaborazione tecnico-militare, ma non un'alleanza militare.
La mossa della Russia non coglie di sorpresa gli Stati Uniti, che tramite un alto funzionario del Pentagono fanno sapere di non avere alcun motivo per modificare il proprio posizionamento nucleare strategico, né gli esperti. Secondo gli analisti dell'Istituto per lo studio della guerra, già a novembre 2021 Lukashenko ne aveva chiesto il dispiegamento, annullando poi nel febbraio successivo la clausola costituzionale che garantiva lo status neutrale della Bielorussia. Un'escalation quindi annunciata, non per questo meno preoccupante e pericolosa.

Valerio Fabbri