Il governo ha approvato un emendamento di legge che faciliterà l'impiego di lavoratori stranieri. Le organizzazioni non governative, a partire da Amnesty International Slovenija, denunciano la legge come discriminatoria. Foto: BoBo
Il governo ha approvato un emendamento di legge che faciliterà l'impiego di lavoratori stranieri. Le organizzazioni non governative, a partire da Amnesty International Slovenija, denunciano la legge come discriminatoria. Foto: BoBo

Non c'è unione di vedute fra governo e società civile sulla legge degli stranieri approvata ieri. Secondo l'esecutivo le modifiche hanno effetti positivi per il lavoro delle unità amministrative, nonché per i datori di lavoro e per gli stessi stranieri, grazie a procedure più rapide e semplici per il rilascio di permessi e certificati necessari per attrarre dall'estero la manodopera necessaria. Su posizioni opposte, invece, le organizzazioni non governative.
Amnesty International Slovenia ha dichiarato oggi che le autorità dovrebbero adottare e attuare una strategia migratoria che abbia al centro i diritti umani, invece di concentrarsi sulla creazione di barriere al ricongiungimento familiare. Secondo la direttrice, Metka Naglič, i legislatori dovrebbero sviluppare misure che rendano il più semplice possibile l'integrazione nella società, a partire da opportunità realistiche e realizzabili per l'apprendimento dello sloveno. Dello stesso tenore le dichiarazioni del rappresentante di Ambasada Rog, Miha Blažič, l'organizzazione non governativa ieri in prima fila a protestare in piazza contro una legge considerata lesiva dei diritti umani. Blažič ha ribadito ancora una volta che l'inevitabile epilogo di questa legge è di sostituire gli attuali lavoratori ora in Slovenia con altra forza lavoro più economica.
Nell'agone parlamentare solo Sinistra ha provato a costruire una proposta politica credibile, ma sono risultato senza successo sia il tentativo di eliminare l'emendamento sulla conoscenza della lingua, sia quello di accorciare i tempi per ottenere il diritto al ricongiungimento familiare da due anni a uno, armonizzandolo così con la direttiva del Consiglio europeo.

Valerio Fabbri