Danilo Türk, primo ambasciatore sloveno alle Nazioni Unite ed ex presidente della Repubblica e Tanja Fajon, ministra degli Esteri, durante un momento della tavola rotnda ieri sera a Lubiana dal titolo
Danilo Türk, primo ambasciatore sloveno alle Nazioni Unite ed ex presidente della Repubblica e Tanja Fajon, ministra degli Esteri, durante un momento della tavola rotnda ieri sera a Lubiana dal titolo "Rafforzare la fiducia per proteggere il futuro". Foto: MMC RTV SLO/Valerio Fabbri/Radio Capodistria

L'elezione della Slovenia a membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu rappresenta uno dei traguardi più importanti della politica estera del paese, un quarto di secolo dopo la prima volta. "Rafforzare la fiducia per proteggere il futuro" è lo slogan sul quale ha deciso di puntare Lubiana per presentarsi al Palazzo di Vetro di New York, un modo anche per dimostrare l’affidabilità di un paese piccolo che, a buon diritto, rivendica il successo di potersi sedere nell’unico consesso globale dove le grandi potenze si incontrano e si parlano. Perché in questo periodo di crisi, globali e regionali, è sempre meglio un Consiglio di sicurezza polarizzato che non un Consiglio paralizzato, per mutuare una felice metafora utilizzata durante la tavola rotonda da Danilo Türk, primo ambasciatore sloveno alle Nazioni Unite.
Dopo la proiezione del video 153 - come il numero di voti ottenuti -, che ripercorre il cammino fatto per arrivare al seggio, Fajon ha detto candidamente che la votazione è andata ben oltre le aspettative, stimate a 141 con un possibile secondo round. Nulla di tutto ciò, invece, perché secondo la ministra la capacità di ascolto e la credibilità hanno convinto la maggioranza dei membri Onu. Con un dettato in particolare, ha spiegato ancora la ministra, quello di liberarsi da una visione euro-centrica per tessere le relazioni internazionali. Ed è per questo motivo che le priorità dell’agenda slovena, delineate prima degli eventi in Israele di sabato scorso, saranno Africa e Medio Oriente, declinate anche in termini di sicurezza alimentare e cambiamenti climatici. Come ha spiegato l’ambasciatore Samuel Žbogar in video-collegamento da New York, la Slovenia già adesso che ha lo status di osservatore al Consiglio intende svolgere un ruolo attivo, in attesa del primo gennaio, quando sarà il momento di passare dalle parole ai fatti. O, come ha detto Fajon, dalla fiducia riposta nella Slovenia da 153 paesi alla realizzazione delle promesse, con ambizione, creatività e una buona dose di sano realismo.

Valerio Fabbri