Foto: Reuters
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L'esercito israeliano si prepara a invadere la Striscia di Gaza "nei prossimi giorni" con "decine di migliaia di soldati". Questo quantomeno è quanto scrive il New York Times, citando tre ufficiali delle forze armate di Tel Aviv, secondo i quali l'obiettivo dell'attacco è prendere il controllo della Striscia e "spazzare via" la leadership politica e militare di Hamas sull'enclave. Si tratterebbe della più grande operazione di terra condotta da Israele dalla guerra in Libano del 2006. Israele comunque non ha ancora annunciato formalmente che invaderà Gaza, anche se ha confermato che squadre di élite e ricognizione sono penetrate brevemente venerdì nella Striscia e che le truppe israeliane stavano aumentando la loro "prontezza" per una consistente offensiva su più fronti, via mare, aria e terra, con regole d'ingaggio che sono state allentate per fronteggiare la guerriglia urbana e cercare di evitare le imboscate di Hamas.
Nessun attacco ufficiale, quindi, ma la cronaca della notte fra sabato e domenica parla di più di 100 obiettivi militari colpiti da Israele nella Striscia di Gaza nei distretti di Zeytoun, Khan Yunis e Jabalia occidentale. Oltre a causare danni alle capacità dell'organizzazione estremista palestinese, secondo il portavoce dell'esercito israeliano, sono stati distrutti anche il quartier generale militare dell'organizzazione e postazioni anticarro e di osservazione.
Questa nuova ondata di attacchi ha avuto luogo mentre gli abitanti di Gaza stanno provando a lasciare l'enclave, attraverso i corridoi che Israele stessa aveva indicato ieri, diffondendo volantini alla popolazione. La posizione ufficiale, infatti, è che operazioni militari significative a Gaza inizieranno solo dopo l'evacuazione dei civili dalla parte settentrionale della Striscia, dove vivono più della metà dei 2 milioni di residenti.
Ma l'evacuazione forzata da Israele riceve la condanna unanime delle organizzazioni internazionali impegnate nei soccorsi. Il ministro della Sanità di Gaza ha affermato che non abbandonerà i suoi ospedali "anche se verranno demoliti sopra le nostre teste", mentre l'Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato che l'ordine equivale a una "sentenza di morte per i malati e i feriti" che si trovano ricoverati, mentre . Sono in gioco, ha dichiarato un portavoce dell'Oms, migliaia di vite di persone in gravi condizioni di salute, da neonati in incubatori a donne con complicazioni nella gravidanza e persone sottoposte a dialisi.

Gli sforzi della diplomazia internazionale per trovare una mediazione

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Intanto la diplomazia fatica a farsi strada, anche perché diversi paesi intendono mettere in salvo i propri concittadini, come è il caso degli Stati Uniti, che si scontrano con la ferma volontà dell'Egitto di subordinare il 'via libera' all'ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza. La Casa Bianca ha spiegato che Washington sta lavorando con le Nazioni Unite e con i Paesi del Medio Oriente per "garantire che i civili innocenti possano avere accesso a acqua, cibo e assistenza medica". Intanto il Segretario di Stato, Anthony Blinken, in due giorni è passato da Israele alla Giordania al Qatar al Bahrein ed oggi chiuderà il giro con Emirati, Egitto e Arabia Saudita, che nel frattempo ha congelato le trattative con Tel Aviv per un accordo di normalizzazione dei rapporti tra i due Stati.
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La Russia si muove alle Nazioni Unite e chiede un cessate il fuoco "immediato", il rilascio di "tutti gli ostaggi", per poi esprimere la condanna di "tutti gli atti di violenza contro i civili e di terrorismo". Si sviluppa su questi punti chiave la bozza di risoluzione per il Medio Oriente presentata dalla Russia al Consiglio di sicurezza dell'Onu, per poi aggiungere che il Consiglio debba agire per porre fine al bagno di sangue e per riavviare trattative di pace con la prospettiva di costituire uno Stato palestinese. E il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, ha avvertito che la cosidetta Asse della Resistenza risponderà a Israele 'al momento opportuno' se le Nazioni Unite non fermeranno gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza.
C'è anche la voce di Pechino sul tavolo della diplomazia internazionale. La Cina ha detto che le azioni di Israele sono andate "oltre l'ambito dell'autodifesa" e che il governo israeliano deve "cessare la punizione collettiva del popolo di Gaza"; e ha chiesto a tutte le parti "una de-escalation e di tornare al tavolo del negoziato il prima possibile". L'inviato cinese Zhai Jun sarà in Medio Oriente la prossima settimana per spingere per un cessate il fuoco nel conflitto tra Israele e Hamas e spingere per colloqui di pace.
La missione di Zhai era stata anticipata venerdì dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi, durante la conferenza stampa con l'omologo Ue Josep Borrell, al termine del Dialogo strategico Cina-Ue.

Valerio Fabbri

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