Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

La situazione in Medio Oriente ed i recenti attentati in Europa hanno portato il Governo italiano a reintrodurre controlli temporanei ai confini con la Slovenia. Ovviamente ciò va colpire nella quotidianità, in particolare, le migliaia di lavoratori transfrontalieri che attraversano le frontiere tra Italia e Slovenia, che potrebbero ritrovarsi coinvolti in disagi e file.

I semplici cittadini, alla notizia apparsa sui social, hanno commentato nei modi più disparati, chi con ironia chi meno. Molti quelli che hanno apprezzato i maggiori controlli, sapendo che la Rotta balcanica negli ultimi mesi ha portato in Italia centinaia di migliaia di persone, altri hanno criticato un provvedimento che di fatto blinda gli attraversamenti "ufficiali" ma non influisce in alcun modo, ad esempio, contro i passaggi sui sentieri attraverso i boschi, ovviamente i percorsi più battuti dai passeur.

Anche la politica e le istituzioni della minoranza slovena a Trieste hanno punti di vista diversi su questa misura.

Walter Bandelj, presidente della Confederazione delle Organizzazioni Slovene-SSO, è d'accordo con l'inserimento di maggiori controlli ai confini, anche se il problema della prevenzione del terrorismo non è un fatto di oggi, ma esistente già da tempo, già dall'inizio della guerra in Ucraina. Questa disposizione non deve però andare oltre alla temporaneità. Già durante la pandemia assistemmo, sottolinea Bandelj, a chiusure, in quel caso da parte della Slovenia, che nemmeno avvisò l’Italia prima di disporle. Il presidente dell'SSO evidenzia però che bisogna prevedere un diverso trattamento per i lavoratori transfrontalieri e per i bambini ed i ragazzi che risiedono in Italia ma frequentano le scuole in Slovenia. Serve dunque un costante dialogo tra Slovenia ed Italia, anche perché ormai Schengen si è, di fatto, spostato tra Slovenia e Croazia; quindi, andrebbero predisposti dei controlli più blandi tra Italia e Slovenia ed eventualmente più rigidi tra Slovenia e Croazia.

Ksenija Dobrila, presidente dell’Unione culturale economica slovena-SKGZ, spiega come il provvedimento fosse già nell'aria, ed ora con l'aggiunta del pericolo terrorismo è stato adottato. L'Europa dimostra così ancora una volta la propria fragilità strutturale ed invece di solidificare i confini esterni blinda quelli interni, colpendo così le famiglie, le associazioni, gli studenti che vivono in questo territorio.

La senatrice italiana Tatjana Rojc rileva come questa misura sia inutile contro i clandestini e che le problematiche principali non siano ai confini Schengen ma piuttosto tra Croazia e Serbia e Croazia e Bosnia. Questa disposizione creerà solo fastidi e difficoltà ai transfrontalieri, mentre sarà una mossa inutile contro l'immigrazione. Servirà solo a distogliere l'attenzione da alcuni problemi, come ad esempio dalla legge finanziaria del Governo italiano, in vista delle prossime elezioni europee.

Stefan Čok, consigliere comunale di Trieste, esprime il proprio scetticismo sul fatto che questa disposizione possa rivelarsi utile contro il terrorismo e ricorda come per le genti di queste terre la condizione naturale per poter vivere è quella dell'assenza di confini, nell'ultimo anno finalmente anche con l'estensione alla Croazia dell'area Schengen. Da questo processo non si deve tornare indietro se non si vuole mettere a rischio tutto il grande lavoro che in questi decenni è stato fatto (basti pensare a Gorizia Nova Gorica 2025).

Davide Fifaco