Foto: EPA
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L'introduzione di controlli ai confini tra Italia e Slovenia ha, inevitabilmente, aperto una discussione in Friuli-Venezia Giulia sull'utilità e gli obiettivi di questa disposizione.

L'assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti ha spiegato che "la decisione non è stata presa a cuor leggero, consapevoli che può creare dei disagi per i cittadini del Friuli-Venezia Giulia esattamente come per quelli della Slovenia, perché i rapporti con la Repubblica Slovena sono quotidiani e rivestono mille aspetti della vita delle persone: ma si tratta dui una decisione necessaria per arginare quei flussi irregolari che avevano raggiunto proporzioni fuori misura e ora più necessari, con lo scoppio della guerra in Medio Oriente, l'aggressione di Hamas contro Israele, le ulteriori tensioni internazionali che si sono create". Roberti ha aggiunto: "Speriamo che lo stato del controllo dei confini duri il minor tempo possibile, ma per il momento questa è la decisione più giusta per la sicurezza dei cittadini europei".

Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, con una lettera inviata al ministro Piantedosi, non si dice contrario ai controlli, anzi, vede con favore le misure per prevenire il terrorismo e la criminalità organizzata, ma auspica che "questa misura, annunciata con una durata di 10 giorni, possa essere sufficiente", poiché tra Gorizia e Nova Gorica "moltissimi sono coloro che vivono da una parte e lavorano dall'altra parte del confine", soprattutto in vista di Go2025!, quando le due città insieme saranno capitale europea della Cultura.

Il consigliere regionale Open Sinistra FVG, Furio Honsell, critica la misura ed afferma: "La sospensione di Schengen e la ripresa dei controlli alla frontiera con la Slovenia appare incomprensibile anche per una strategia volta a ridurre il rischio di attentati. Gli atti di violenza in Unione Europea non sono avvenuti in Slovenia, semmai bisognerebbe fare i controlli a ovest. Inoltre, se permane la libera circolazione attraverso gli altri confini europei, chiuderne uno solo, e per giunta interno, è cosa palesemente ingenua e riporta solamente indietro la storia di almeno vent'anni".

Anche l’ICS - Ufficio Rifugiati Onlus ha voluto commentare il provvedimento spiegando che le motivazioni fornite dal Governo italiano appaiono del tutto vaghe e inadeguate. In particolare, il presunto problema dell'arrivo in tutto il FVG di un modestissimo numero di rifugiati (circa 1.500 persone al mese nel corso del 2023), in assoluta prevalenza provenienti dall'Afghanistan, risulta risibile e del tutto privo di alcuna connessione logico-giuridica con i criteri richiesti dal Codice Schengen per legittimare una scelta così estrema quale il ripristino dei confini interni.
ICS spiega inoltre che vi è il pericolo di un effetto domino: la situazione potrebbe facilmente degenerare in uno scenario di respingimenti collettivi a catena, radicalmente vietati dal diritto internazionale, in ragione della decisione assunta dalla Slovenia, a seguito alla decisione italiana, di ripristinare a propria volta i controlli di frontiera con la Croazia e l'Ungheria.

Davide Fifaco