Foto: MMC RTV SLO
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Il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, ha spiegato alla Camera le dichiarazioni rese lo scorso 26 novembre in un’intervista al Corriere della Sera, in cui aveva parlato di un “grande pericolo” per la continuità del governo, costituito dall’”opposizione giudiziaria di chi si sente fazione antagonista da sempre” e “ha sempre affossato i governi di centrodestra”.

Il ministro, nell'informativa urgente in merito alle sue recenti dichiarazioni sulla magistratura, ha dichiarato: "Penso sia legittimo che noi ci chiediamo e definiamo, con questo Parlamento e non il governo, le regole entro le quali si confrontano, interagiscono, lavorano i poteri dello Stato; la rappresentanza appartiene alla politica". Crosetto ha quindi ribadito: "La rappresentanza non appartiene alla magistratura e neppure all'Esecutivo: appartiene per la Costituzione a quest'aula e a quella del Senato, appartiene al Parlamento".

"Mi era stato riferito - ha spiegato il ministro nel corso del suo intervento - che in varie riunioni ufficiali della magistratura e congressi venivano dette delle cose che dovevano sollevare preoccupazioni istituzionali, un dibattito. Il mio non è stato un attacco alla magistratura, le mie sono state riflessioni e preoccupazioni riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere non in modo carbonaro ma in modo molto evidente".

Crosetto lancia un'accusa precisa: “A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a 'fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni'. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stagione”.

Oltre ad aver già risposto in Parlamento sul tema lo scorso primo dicembre ad una interpellanza del capogruppo della Camera di +Europa, Benedetto Della Vedova, il ministro era stato anche ascoltato il 6 dicembre scorso in Procura a Roma, come persona informata sui fatti, in merito ai suoi timori. Pochi giorni fa, infine, Crosetto aveva incontrato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia con il quale ci sarebbe stato un chiarimento sulla questione.

Davide Fifaco