“Ricerca di una soluzione attraverso il dialogo e la collaborazione”. E’ questa la posizione dei ministri degli esteri dei due paesi che cercano di smorzare la tensione riaccesa dai loro colleghi di governo. “Con l’ omologo Grlić Radman riteniamo che si possa arrivare a un accordo bilaterale su una questione che si trascina da anni e se ciò non sarà possibile allora ci rivolgeremo ai canali e meccanismi internazionali preposti ad appianare questo tipo di problemi”, ha dichiarato il capo diplomazia di Podgorica, Filip Ivanović ritenendo l’ arbitrato “sede ultima per risolvere il contenzioso”.

Una questione diplomatica, quella del veliero per l’addestramento navale “Jadran” , che va avanti da più di 30 anni ovvero dalla guerra che portò alla dissoluzione dell’ex federativa. Costruita in Germania nel 1933 e messa in servizio lo stesso anno nell’allora Regno di Jugoslavia l’imbarcazione, lunga 60 metri, fu’ usata nel corso della sua storia dalle marine di ben otto paesi diversi, tra cui quella italiana che la perquisì durante la Seconda guerra mondiale battezzandola “Marco Polo”.

Di stanza a Spalato nel periodo jugoslavo, la nave arrivò in Montenegro per riparazioni allo scoppio del conflitto dei primi anni Novanta. Da allora a rivendicarne la proprietà Podgorica e Zagabria che di tanto in tanto - e specie in momenti preelettorali - riaprono il dibattito sulla questione. A conferma la rigida posizione del ministro croato della difesa, Anušić che - partecipando alle giornate della minoranza croata in Montenegro - ha disdetto il previsto incontro con l’ omologo montenegrino, Karapović. Al centro della polemica pure alcune dichiarazioni di quest’ultimo sulle tabelle che indicano il campo di Morinj, dove 30 anni fa, furono reclusi numerosi croati.

(lpa)

Foto: MMC RTV SLO/Foto: AP Photo/Darko Bandic
Foto: MMC RTV SLO/Foto: AP Photo/Darko Bandic