Foto: Reuters
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L'Iran è entrato nella sesta settimana di proteste dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane donna arrestata per aver portato il velo in modo non conforme alle regole della repubblica islamica e deceduta a causa delle violente percosse ricevute dalle guardie della rivoluzione islamica. Allo stato attuale sono oltre 200 le persone, che secondo le stime delle Ong, sono morte durante la repressione delle manifestazioni (di cui 27 minori), e altre centinaia sono in stato di arresto.

Nonostante il tentativo di bloccare l'accesso ai socialmedia da parte del regime, filmati e appelli continuano a circolare sulla rete. Un gruppo che si fa chiamare Black Reward ha lanciato venerdì un ultimatum di 24 ore alle autorità iraniane, invitandole a rilasciare tutti i "prigionieri politici, i prigionieri di coscienza e le persone arrestate durante le recenti proteste" o a rendere pubblici i documenti relativi al programma nucleare iraniano. Allo scadere dell'ultimatum, ieri sono stati diffusi sui social network documenti, tra cui un breve video che mostra un sito nucleare iraniano, oltre a mappe e buste paga. L'Organizzazione dell'energia atomica iraniana ha dichiarato che il server di posta elettronica di una delle sue filiali è stato violato da un hacker "proveniente da un Paese straniero", senza fornire ulteriori dettagli.

Barbara Costamagna