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Con il contributo del Parlamento Europeo Foto: European Community

Continua la strategia di Donald Trump per mettere all'angolo l'Iran. Dopo essere uscito dall'accordo sul nucleare, mettendo lo stesso in serio pericolo di tenuta, il presidente Usa sarebbe riuscito anche a far saltare un piano di investimento nel Paese da parte della Banca europea degli investimenti.

Secondo quanto rivelato dalla Reuters la Bei sarebbe intenzionata a evitare di prendere parte al progetto dell'Ue, che intende fare in modo che l'istituto possa sostenere investimenti europei in Iran, dopo essere stata messa sotto pressione dagli Stati Uniti. "La banca non è soddisfatta della proposta della Commissione perché raccoglie fondi sui mercati statunitensi", ha affermato un diplomatico Ue all'agenzia. Essendo uno dei maggiori fornitori di prestiti al mondo, la Bei ha raccolto lo scorso anno 56,4 miliardi di euro (66 miliardi di dollari) sui mercati internazionali dei capitali.

La banca teme che le sanzioni statunitensi sull'Iran, che entreranno in vigore ad agosto, possa spaventare gli acquirenti di obbligazioni. Anche se una garanzia del bilancio Ue protegge parzialmente la banca dalle perdite al di fuori dell'Unione, questa garanzia non può eliminare i rischi di finanziamento. Portare avanti il piano “non sarà facile", ha detto un altro diplomatico all'agenzia, perché "la banca è ben consapevole dei pericoli delle sanzioni statunitensi sulle proprie operazioni".

Inascoltato l'appello di Teheran

Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif aveva in precedenza chiesto "progressi concreti" per "aumentare gli investimenti in Iran", se l'Europa vuole salvare l'accordo nucleare che è stato messo in dubbio quando Trump ha ritirato il suo sostegno all'inizio di maggio. E Bruxelles sta lavorando proprio a rendere possibile questa possibilità rimuovendo tutti gli ostacoli giuridici presenti al momento, una mossa che richiederebbe però l'approvazione dei Paesi membri e del Parlamento europeo. Ma ora le cose sono molto più complicate.

Redazione

Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue