Foto: MMC RTV SLO/EPA
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"Complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore, impediranno a Sergio Marchionne di riprendere la sua attività lavorativa". Con queste poche parole, comunicate con "Profonda tristezza", la Fiat Chrysler Automobile ha confermato la nomina del nuovo amministratore delegato del gruppo.
Si tratta di una mossa maturata nel giro di poche ore: dopo le indiscrezioni sul peggioramento della salute di Sergio Marchionne, operato alla spalla un mese fa, sono partite le convocazioni al Lingotto di Torino per tutti i vertici delle società del gruppo, ed è stata annunciata la nomina di Mike Manley, 54 anni, manager ha portato la Jeep a una crescita del 163 per cento in nove anni.
Contestualmente è stata anche confermata la nomina di Luis Carey Camilleri alla guida di Ferrari, un ruolo che Marchionne avrebbe dovuto conservare anche dopo aver lasciato la Fiat, un passo originariamente previsto per il prossimo anno.
La decisione, assunta di sabato per non generare scossoni in Borsa, mette fine a un'era della Fiat, passata da grande azienda di stato a multinazionale e settimo gruppo automobilistico del mondo proprio sotto la guida di Marchionne. Sotto la sua guida è stata portata a termina la fusione con la Chrysler, ed è stata portata la sede legale in Olanda, dando un volto internazionale alla Fiat e aumentando vendite e dimensioni del gruppo.
Presidente di Fca e della Ferrari rimarrà un componente della famiglia Agnelli, John Elkann, che ha confermato la propria vicinanza e intesa con Marchionne dopo la riunione di Torino che ha approvato il passaggio di consegne: "Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio - ha detto definendolo un leader illuminato -, una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia". "Negli ultimi 14 anni, - ha aggiunto - abbiamo vissuto insieme successi e difficoltà, crisi interne ed esterne, ma anche momenti unici e irripetibili, sia dal punto di vista personale che professionale".
Elkann ha anche assicurato che la transizione, "anche se dal punto di vista personale non sarà prive di dolore, ci permetterà di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura".