La gestione dei fondi da parte dell’Unione italiana è al centro di un lungo articolo del quotidiano italiano la Repubblica, firmato dalla giornalista d’inchiesta Floriana Bulfon.
Nel pezzo, dal titolo, “Milioni di euro erogati ogni anno in sostegno dell'identità italiana nell'ex Jugoslavia, ma nessuno controlla”, si riportano i dubbi di Maria Cristina Antonelli, console generale in Slovenia fino al 2014, sulla gestione dei finanziamenti del Ministero degli esteri, giunti all’Unione italiana e all’Università popolare.
Secondo la diplomatica, oggi fuori ruolo, la situazione sarebbe “al collasso”: “Nonostante i cospicui finanziamenti i nostri connazionali sono impoveriti, svuotati, non si sentono rappresentati” dice nell’articolo la ex console, sottolineando come “da un decennio i controlli sull’uso dei fondi sono inconsistenti”. “Il revisore dei conti inviato dalla Farnesina non ha mai avuto nulla da obiettare nonostante il moltiplicarsi di pratiche irregolari”.
Al centro dell’articolo, oltre all’uso dei fondi e alle scelte dei finanziamenti, c'è anche la dirigenza dell’Unione italiana: Maurizio Tremul, in sella da 1991, e Furio Radin deputato al Parlamento croato dal 1992, nove mandati di fila, l’ultimo, sottolinea la Console, ottenuto con solo 890 voti su 17mila elettori italiani, il 5 per cento contro il 50 degli inizi. “In due gestiscono un patrimonio notevole – conclude -: eletti con percentuali irrisorie, i limiti di mandato non rispettati, la devoluzione dei fondi ha assunto un valore essenzialmente elettorale e lo Stato italiano che dovrebbe controllare chiude gli occhi”.
Tremul, nell’articolo, ricorda che “le contestazioni di mala gestione finanziaria sono tutte infondate: ci possono essere errori politici nella conduzione di una struttura complessa, ma non è stato mai riscontrato nulla di penale rispetto alla gestione dei fondi”, e che nei 30 anni di gestione ci sono stati risultati, come “il riconoscimento crescente della Comunità Italiana, il diffuso bilinguismo visivo, scuole pubbliche con tutta la didattica in italiano, un’altissima percentuale di matrimoni misti con figli bilingui con un’identità che muta”.
Il pezzo però getta in ogni caso un’ombra sulla trentennale gestione dell’Unione italiana, anche se Pierluigi Sabatti, giornalista del Piccolo e presidente del Circolo della Stampa di Trieste, invita a considerare il contesto generale. “Avendo seguito l'Unione Italiana da quando c'era ancora la Jugoslavia, devo dire la verità: sono rimasto sorpreso dalla durezza del pezzo, perché le denunce della console a Capodistria, parlano di gestione dittatoriale, di clientelismo, e sono molto pesanti".
“In ogni caso le accuse della Console sono già state sentite in passato da altri diplomatici, che avevano sollevato dubbi su come vengono gestiti i denari: il Ministero manda però ogni anno dei funzionati a controllare e a vedere i conti”.
“Un aspetto molto importante è poi il fatto che due terzi dei finanziamenti sono gestiti dall’Università Popolare di Trieste, che ha avuto qualche problema recentemente, ma dalla quale è uscita tutto sommato non male”.

"Dalla parte della comunità italiana è stato sentito soltanto un contestatore dell’establishment, cioè Silvano Zilli, che peraltro è un contestatore storico, ed è stato anche licenziato dal centro di ricerche storiche di Rovigno in questo periodo, e quindi è un testimone quantomeno condizionato da una situazione difficile.”
“Parlo di establishment perché è vero che non c'è stato un ricambio alla dirigenza dell’Unione, ma questo non cambia il fatto che le accuse, già sentite in passato, non sono state finora mai avallate da sentenze”.
“Il secondo aspetto importante di questo pezzo, in cui la giornalista dà giustamente voce a tutte le parti, è che manca l’analisi del contesto più ampio, che vede un invecchiamento generale della popolazione. Sono sempre meno coloro che s’iscrivono, anche perché abbiamo sempre più matrimoni misti e questo favorisce per esempio l'assimilazione, e poi c’è anche l’emigrazione dei giovani, una parte importante della popolazione minoritaria, che vengono a studiare in Italia e poi rimangono. Non ci sono dati e non si parla delle scuole, che funzionano e vanno bene, e che comunque riescono a tramandare quel po' d’italianità che è rimasta”.
“Le critiche sulle sedi e sui restauri ci stanno, certamente qualcuno deve aver approfittato, però non dimentichiamo che si tratta di salvaguardare il patrimonio culturale italiano, o meglio, forse, veneto, in Istria: un settore sul quale per esempio una regione che non è certamente di sinistra, come il Veneto, ha approvato una legge che prevede la tutela dei vari monumenti”.
“Mi pare poi che questo articolo ricalchi un po' gli attacchi che vengono continuamente sferrati da certe associazioni oltranziste degli esuli, solo alcune sia chiaro. Ovviamente non sono l'avvocato difensore di Maurizio​ Tremul, ​però penso che sia molto difficile un ricambio nelle condizioni d’invecchiamento della popolazione: forse potevano fare meglio, però al meglio non c'è limite, come al peggio”.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO