È stata un’altra giornata di protesta a Trieste e in Friuli Venezia Giulia dove sono andate in scena una serie di manifestazioni contro le restrizioni imposte dal governo Conte.
Come annunciato, decine di giovani atleti della Ginnastica Triestina, e di altre società sportive, si sono ritrovati in piazza Verdi a Trieste, dando vita a una marcia composta e rispettosa delle regole, per protestare contro il blocco a tutte attività sportive dilettantistiche, come ha spiegato il presidente della Società Ginnastica Triestina Massimo Varrecchia: “Abbiamo voluto portare oggi in piazza i ragazzi per richiamare l’attenzione sul fatto che sono loro quelli che purtroppo subiscono senza poter in qualche modo reagire le conseguenze del Dpcm, che ha bloccato per tutti i dilettanti l’attività di preparazione, le competizioni e gli allenamenti”.
“La ginnastica triestina e le altre società che sono scese in piazza hanno sempre rispettato e continuano a rispettare tutte le disposizioni dei Dpcm – ha aggiunto -. Ora rimane ben poco da fare, perché si sa già che a breve dovrebbe arrivare una nuova chiusura totale di tutte le attività per poter far scendere l’impennata dei contagi, ma prima si sarebbe potuto controllare quali fossero le società che hanno messo in campo tutte le disposizioni che erano state richieste, e magari premiare queste, e punire quelle invece che non sono state diligenti”.
Di tono completamente diverso l’iniziativa che si è svolta a poche decine di metri, in piazza della Borsa, dove si sono ritrovati gli aderenti al cosiddetto “Presidio per la libertà”, che riunisce tutti coloro che non solo non concordano con le misure del governo, ma ne negano anche le motivazioni di fondo. Un centinaio di persone, molti con la mascherina abbassata o non indossata, hanno attaccato governo e la comunità medica per il modo in cui stanno gestendo quella che viene definita un “falsa grave epidemia”.
Negli interventi si sono sentite tutte le motivazioni classiche del movimento trasversale ormai ribattezzato come “negazionista”: dagli attacchi all’informazione, rea di dare un’immagine falsata dell’epidemia e addirittura di alterare le cifre, facendo vedere i pronto soccorso più impegnati di quanto siano in realtà, alle accuse al governo di aver violato la Costituzione, dalle critiche alla comunità scientifica che si baserebbe su test e dati falsati o inefficaci, fino alle più complottistiche tesi di un’epidemia creata da arte, vuoi per controllare la popolazione, vuoi per aumentare i profitti della sanità, e agli inviti a uscire dall’Unione europea, dall’euro, dalla comunità internazionale, e a non rispettare le norme anti Covid.
E proprio alla comunità internazionale si rivolgevano invece i partecipanti alla manifestazione di piazza Unità che, una volta tanto, non riguardava minimante il Covid e le restrizioni, ma la situazione nel Nagorno-Karabakh. La comunità italo-armena del Friuli Venezia ha manifestato di fronte al consolato onorario della Turchia, sottolineando quanto sta accadendo nella nazione al confine tra l’Armenia e l’Azerbaijan, paese quest’ultimo che, sostenuto politicamente e militarmente dal governo turco, sta bombardando da settimane la piccola repubblica a maggioranza armena.
A Udine invece sono scese in piazza le partite iva contro il blocco delle attività imposto dal decreto, chiedendo “l'annullamento delle restrizioni e delle chiusure anticipate previste dal Dpcm”. Altre iniziative sono sorte un poi in tutta la regione che, come nel resto del paese, continua a essere attraversata dalla protesta, con una tensione che sta crescendo e che potrebbe peggiorare se le misure venissero ulteriormente inasprite.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO/Martegani
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