Foto: Facebook/Edizioni Stampe Triestine
Foto: Facebook/Edizioni Stampe Triestine

Un libro nato "da un conflitto tra memorie", è quello che l'antropologa Katja Hrobat Virloget, ha presentato questa sera a Isola. Un contrasto tra la memoria collettiva di quegli anni e le memorie individuali e una parola “esodo” rifiutata dall’immaginario sloveno quando si parla dell’Istria del dopoguerra poiché in questi decenni si è voluto trasmettere un’immagine meno violenta dell’abbandono della loro terra da parte degli italiani.

La storia non è semplice, però, neanche per coloro che sono venuti a ripopolare questi territori da tutta la Jugoslavia, che hanno vissuto un difficile processo di radicamento in un territorio che per alcuni non è mai diventato casa propria (come per i bosniaci che hanno costruito Capodistria che si sentono ancora “stranieri”).

Un’identità, invece, quella degli italiani rimasti che si fonda sul silenzio, perché di queste cose anche all’interno della minoranza non si parla forse per la troppa sofferenza che ancora creano (tante sono state le lacrime e le voci rotte in questa serata). Per Daniela Paliaga, personaggio di primo piano della minoranza di Pirano, che ha collaborato sin dall’inizio a questo progetto, si tratta di un lavoro necessario, che ha aperto una breccia in un passato dimenticato: quello dei rimasti, ma pure dei nuovi venuti, tra questi anche gli italiani provenienti dalla Croazia, che non si sono mai sentiti del tutto accettati.

L'intellettuale capodistriana Irena Urbič ha rivelato di emozionarsi sempre quando sente parlare di questo libro perché apre delle questioni molto profonde alle quali secondo lei ha risposto in qualche modo la letteratura, che ha detto cose che nessuno voleva sentire. La maggioranza, però, ha aggiunto, purtroppo reagisce negativamente a questa pubblicazione perché esiste un grande vuoto nel quale sono stati educati i giovani di queste terre, dove spesso si è curata più la forma che la sostanza. Il professore Massimo Medeot ha affermato che questo libro colma un vuoto che c’era, augurandosi che la società slovena lo sappia utilizzare e che possa aiutare la convivenza e la conoscenza tra le comunità.

Noi abbiamo ancora paura di parlare non solo del passato ma anche del presente, ha ammesso un'emozionata Manuela Rojec, vicesindaco di Pirano, chiedendosi quanto il silenzio pesi ancora su tutti.

Il presidente dell'Unione Italiana Maurizio Tremul ha detto di condividere la riflessione della Rojec e che il silenzio pesa ancora sul racconto non solo di questi eventi. Per superarlo, secondo lui, è necessario diffondere la conoscenza, perché a prescindere dai punti di vista se riusciamo a capire le sofferenze degli altri possiamo percorrere la strada della riconciliazione.

Alla domanda del presidente della CAN isolana Marko Gregorič su cosa pensasse riguardo il nome "Istria slovena", la Hrobat Virloget ha detto di essere stata molto colpita dal fatto che si sia imposta questa denominazione, perché è l’ennesimo episodio di slovenizzazione di una terra che invece è multiculturale e appartiene a tutti quelli che la abitano.

Barbara Costamagna