Foto: MMC RTV SLO
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Carlo Calenda ha rotto l'intesa con Enrico Letta ed ha così scatenato le ire dei dem. Il leader di Azione ha spiegato la sua posizione: "Il Pd ha fatto prima un patto con noi e poi ha fatto un patto, con contenuti contrari, con chi ha votato 55 volte contro la fiducia a Draghi, con chi dice di no a tutto, al termovalorizzatore, con chi in fondo è comunista, perché poi, alla fine della fiera è questo. E io ho detto a Letta, se firmi un patto e formalizzi questo la gente non ci capirà più niente, sembrerà un'accozzaglia di persone come erano Bertinotti, Turigliatto, Pecoraro Scanio".

Calenda ha inoltre aggiunto: "Letta sapeva perfettamente che avrei rotto, lo sapeva Più Europa. Hanno pensato di tenerci dentro dicendo: sennò dovete raccogliere le firme. Raccolgo le firme, perché questa cosa qua è inguardabile".

Sull'ipotesi di un terzo polo con Matteo Renzi, il leader di Azione non si sbilancia e risponde che per ora sta pensando solo al suo programma, basato su fatti realizzabili.

Intanto Più Europa va verso la conferma del patto elettorale con il Partito Democratico, mentre Giuseppe Conte ha ribadito il suo no ad un accordo con i dem, dichiarando: "Mi dispiace per il disastro politico del Pd, noi abbiamo i nostri progetti che realizzeremo con le unghie e i denti. Li ho tolti dall'imbarazzo di ricevere un altro no -spiega, chiarendo che i 5 stelle possono anche aver commesso degli errori ma non possono essere tacciate di essere persone non serie". "Non ci sono i presupposti politici e programmatrici per una intesa" conclude Conte.

Nelle liste dei 5 Stelle non ci saranno però Alessandro Di Battista e Rocco Casalino: i loro nomi, infatti, non rientrano tra quelli in corsa per le parlamentarie che si terranno il 16 agosto.

Nel centrodestra esce allo scoperto Giorgia Meloni, che sul nodo della premiership chiarisce che, se il 25 settembre Fratelli d'Italia otterrà il maggior numero di voti nella coalizione, proporrà il suo nome per Palazzo Chigi.

Matteo Salvini riporta invece la campagna elettorale sui contenuti e torna sul cavallo di battaglia delle tasse: "Vogliamo estendere la flat tax al 15% anche ai lavoratori dipendenti", annuncia, sicuro che "nell'arco dei 5 anni si può fare".

Davide Fifaco