Foto: MMC RTV SLO
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Un'intesa che pare alla portata, ma sono ancora molti i nodi da sciogliere per risolvere il caso della sede Wärtsilä di Bagnoli della Rosandra, come rivela il quotidiano di Trieste Il Piccolo. L'incontro al Ministero dell'Impresa e del Made in Italy è proseguito fino a notte fonda; la trattativa tra sindacati, rappresentanti della multinazionale finlandese ed istituzioni mirava ad una soluzione per i 9 mesi di continuità produttiva e lo sblocco alla consegna dei motori. Intanto, tra dimissioni volontarie e trasferimenti interni in rami non toccati dallo stop alla produzione, non si parla più di 450 esuberi ma di 400.

Wärtsilä al momento cerca in tutti modi un'intesa per evitare la causa milionaria di Fincantieri per la mancata consegna di motori. La società propone ai sindacati di astenersi dallo sciopero per l'intera durata della ripresa della produzione.

I sindacati intanto ritengono poco incisiva la posizione del governo, che si impegna ad accompagnare il percorso di reindustrializzazione ma con un incontro di verifica previsto solamente a marzo 2023: un’assunzione di responsabilità troppo moderata dopo che l'esecutivo aveva annunciato ai quattro venti la strategicità del sito giuliano.

Le sigle sindacali chiedono inoltre che le istituzioni facciano da garanti ad un accordo che assicuri continuità produttiva all'impianto fino all'avvio della reindustrializzazione. Wärtsilä garantisce le attività a Bagnoli della Rosandra fino al 31 agosto 2023 ed a bloccare le procedure di licenziamento fino a quella data.

Intanto, come noto, rimangono cinque opzioni per subentrare al gruppo finlandese nella gestione dell'impianto, alle quali se n'è aggiunta una ulteriore, la tanto vociferata Rheinmetall, azienda tedesca di produzioni militari, per la quale però servirebbe un passaggio specifico con il ministero della Difesa. L'ipotesi teutonica permetterebbe di salvare l'intero organico attuale, ma questa possibilità verrebbe garantita anche con altre due diverse società della motoristica navale, interessate all'impianto di Trieste. Piena occupazione anche con la cordata delle turbine eoliche; la proposta oil e gas assorbirebbe solo il 25% delle maestranze mentre la ventilata possibilità legata all'automotive salverebbe due terzi degli esuberi.

Davide Fifaco