Fanno ormai parte dello scenario di montagna: a chi non è capitato, nel raggiungere una vetta più meno alta in Italia, o un punto panoramico, di trovarsi di fronte, o vedere in lontananza, una croce?
I simboli religiosi sono stati collocati per secoli nei luoghi di montagna della penisola, ma a mettere in discussione, se non la presenza di quelli esistenti, perlomeno la posa di nuovi crocifissi, è stata proprio una delle associazioni più rappresentative della tradizione alpina e attive nella gestione della montagna, il Club Alpino Italiano.
La polemica è scoppiata durante un convegno organizzato all'Università Cattolica di Milano, in cui direttore editoriale del Cai, Marco Albino Ferrari , ha dichiarato che "non saranno più istallate nuove croci sulle montagne". Ancor più chiaro un editoriale del portale "Lo Scarpone", canale d'informazione ufficiale del Cai, che definiva le croci sulle vette “anacronistiche e divisive”, e auspicava il divieto di innalzamento di nuovi simboli religiosi. Lo Scarpone, parlando di una tesi "condivisa pienamente dal Cai", aveva in particolare evidenziato “la necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l'istallazione di nuovi simboli sulle cime”.
“Nessuno intende rimuovere le croci che già ci sono”, ha assicurato, ricordando che è proprio il Cai a effettuare la manutenzione dei simboli esistenti, ma, ha concluso, è “il presente, caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il Cai a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne”.
Tanto è bastato per scatenare la reazione del mondo politico e in particolare del centro destra: "Resto basita – ha detto la ministra del turismo, Daniela Santanché - dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero”. “Dovete passare sul mio corpo per togliere anche solo un crocifisso da una vetta alpina”, ha tuonato il ministro delle infrastrutture e segretario della Lega Matteo Salvini. “Le croci sulle montagne della Lombardia e dell'Italia intera non si toccano - ha aggiunto il presidente della Lombardia Attilio Fontana - e continueranno a essere installate quando ve ne sarà occasione”.
Una reazione durissima, che ha spinto il presidente generale del Cai, Antonio Montani, a smentire il proprio organo di stampa ufficiale. Quella sui crocefissi, ha detto, non è una posizione ufficiale del Cai, “ma solo un'opinione personale di chi ha scritto e soprattutto, non c’è alcuna intenzione di percorrere questa strada: come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce”.
Montani, che si è scusato personalmente con la ministra Santanché e ha rassicurato sul fatto che “per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto”, ha comunque ammesso che nel Cai, “non c'è una posizione univoca”.

Alessandro Martegani