Giorgia Meloni e Mateusz Morawiecki (Foto: Consiglio europeo)
Giorgia Meloni e Mateusz Morawiecki (Foto: Consiglio europeo)

Migrazioni, Mes e guerra in Ucraina: sono i tre filoni su cui si sta sviluppando il vertice europeo aperto nel primo pomeriggio a Bruxelles. Due giornate che porteranno i leader europei a confrontarsi su capitoli a dir poco delicati per l’Europa, e su cui, come dimostra l’intervento di ieri in Parlamento di Giorgia Meloni su Mes e politica monetaria, ci sono differenti sensibilità.
Dalle prime dichiarazioni il confronto sembra esser partito bene sulla gestione dell’immigrazione: il test preparato per il documento finale recepisce le richieste dei paesi direttamente interessati dagli sbarchi e dagli arrivi, coinvolgendo tutti i paesi membri nella gestione, come ha ribadito la stessa premier italiana prima dell’inizio dei lavori. “Per noi le conclusioni del Consiglio europeo sono un'ottima base di partenza: su migrazione, Tunisia, flessibilità nell'utilizzo dei fondi per quello che riguarda le materie economiche, sui primi passi per un fondo sovrano europeo, ci sono le posizioni italiane”. “Quello che oggi c'è scritto nelle conclusioni del Consiglio europeo era probabilmente impensabile otto mesi fa. Siamo davvero riusciti a cambiare il punto di vista, anche col contributo di altre nazioni, dall'annosa divisione tra Paesi di primo approdo e Paesi di movimenti secondari, a un approccio unico".
La stessa presidente della commissione, Ursula Von der Leyen, ha annunciato un aumento dei fondi pari a dodici miliardi per la migrazione nell'ambito della revisione di bilancio, e il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha presentato "un piano per la protezione delle frontiere esterne dell'Ue.
Anche sul tema dell’Ucraina sembra esserci identità di vedute fra la maggior parte dei partner europei, con il sostegno a Kiev: l'Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell ha proposto di “assicurare all'Ucraina sostegno militare di lungo periodo, non solo il prossimo pacchetto da 500 milioni, ma che continui durante la guerra e dopo”. Un principio che sembra esser stato recepito anche nel testo preparato per il documento finale.
Rimangono invece le distanze fra i paesi dell’area euro e Roma sulla politica monetaria della Bce, dopo le critiche di Meloni al nuovo aumenti dei tassi, e sul Mes, il fondo salvastati che il governo di centro destra per ora non intende firmare, temendo una riduzione della propria sovranità in campo finanziario, ma che ha bisogno della ratifica di tutti i partner europei per diventare operativo.

Alessandro Martegani