Foto: EPA
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La piattaforma metanifera Ivana D della Ina, dal valore di quasi 12 milioni di dollari, giace sul fondale dell'Adriatico dalla fine del 2020, affondata a causa dell'usura dei materiali, delle saldature difettose e della non conformità alla progettazione originale in seguito a una violenta mareggiata. In funzione dal gennaio 2001, la struttura si è inabissata nel dicembre 2020, poggia a una profondità di 41 metri. Attualmente, la struttura è nuovamente al centro dell'attenzione degli ambientalisti di Greenpeace, i quali hanno protestato di fronte alla sede dell'Ina a Zagabria. Sottolineano che sono trascorsi oltre tre anni dall'incidente e che centinaia di tonnellate di acciaio giacciono ancora sul fondale marino.

Nel frattempo, Greenpeace ha lanciato una petizione, chiedendo al governo croato di imporre all'Ina la rimozione immediata della piattaforma dal fondo del mare. Sebbene l'ispettorato statale croato abbia ordinato la rimozione della struttura affondata entro un anno nel settembre 2021, l'Ina non ha ancora agito in conformità a tale ordine. Greenpeace attribuisce la responsabilità anche al Ministero dell'Economia e dello Sviluppo Sostenibile croato, affermando che tale comportamento protegge gli interessi della società a discapito dell'ambiente e apre la strada a pratiche simili con altre piattaforme, rischiando di trasformare l'Adriatico in un "cimitero delle piattaforme metanifere della Ina".

La Ina, di proprietà dello stato e del gruppo energetico ungherese Mol, ha a lungo promosso l'idea di creare un'oasi di ripopolamento per tutti gli organismi marini utilizzando i resti della piattaforma. Nel forlo cita ricerche commissionate dalla stessa Ina, le quali sostengono che un "rifugio" arricchirebbe la flora e la fauna del mondo marino. Tuttavia, il dottor David Santillo, biologo marino e chimico analitico che lavora come scienziato presso i Laboratori di Ricerca di Greenpeace, con sede presso l'Università di Exeter nel Regno Unito, ritiene che simili rifugi abbiano senso solo se sono progettati esclusivamente per tale scopo, e non come pretesto per abbandonare sul fondo piattaforme obsolete.

Secondo un sondaggio pubblico commissionato da Greenpeace a giugno, il 74% dei croati ritiene che Ivana D debba essere rimossa dal fondo del Mar Adriatico, senza condizioni.

Foto: BoBo
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Corrado Cimador