Aumento della disoccupazione e chiusura di alcune aziende. Secondo vari operatori sembrerebbero tendenze sicure per l'immediato futuro. L'economia slovena è strettamente interrelata con le altre nazioni: il centro di Lubiana sarà verosimilmente tra le zone più colpite per la crisi del turismo.

E' difficile fare previsioni sulle tempistiche e sui flussi che la Slovenia potrà intercettare. Di conseguenza, è difficile fare strategie: alcuni non hanno riaperto, altri osservano limitazioni negli orari. Pesano le mancate entrate delle scorse settimane. Gli incassi di questo periodo sembrano pesantemente ridotti, sia se paragonati agli altri anni che ai costi. Di fatto, solo alcuni operatori possano avvantaggiarsi delle agevolazioni sugli affitti operata dal Comune. In sostanza, i soli clienti sloveni non sembrano sufficienti a sostenere il settore.

Al di là di chi opera all'interno delle catene per cui potrebbero valere logiche specifiche, si stima che la riduzione dovuta al turismo non sarà ripartita proporzionalmente tra gli operatori ma comporterà alcune chiusure. Una perdita dell'ordine di 20.000 Euro per il 2020 sembra la soglia di sopravvivenza per molte attività lungo la Ljubljanica: la prima cartina di tornasole sarà il primo Giugno.

In realtà, sono preoccupati anche i dipendenti: anche qualora l'attività dovesse resistere, alla riduzione delle entrate potrebbero corrispondere licenziamenti, razionalizzazioni o riduzioni di stipendio, elemento particolarmente rilevante per i tanti lavoratori provenienti dall'area balcanica attivi nella ristorazione: sotto di una certa soglia potrebbero tornare a casa o andare altrove, creando ulteriori difficoltà al settore.

Antonio Saccone

Foto: Radio Capodistria/Antonio Saccone
Foto: Radio Capodistria/Antonio Saccone