Con i due contagi registrati da ieri in qua, sono complessivamente 10 gli ammalati di coronavirus nella penisola. Le infezioni segnalate nelle ultime 24 ore sono conseguenti ai cosiddetti “casi importati”, questa volta dalla Slovenia. Si tratta di persone che erano già in isolamento perché entrate in contatto la prima con un cittadino croato contagiato in Slovenia, la seconda con un cittadino sloveno che, non sapendo di essere positivo, è stato in Istria. “La sfida è proprio quella di riuscire a tracciare i contatti in tempi brevissimi e metterli in isolamento perché solo in questa maniera si riesce ad arginare l’espansione del virus”, ci dice Dino Kozlevac, a capo dell’Unità di crisi regionale, che rileva l’importanza di un lavoro sinergico tra Protezione civile, settore sanitario e Unità amministrative territoriali.
“Noi siamo in costante, quotidiano contatto con i vertici della Regione, con i sindaci di tutte le città e Comuni con i quali coordiniamo tutte le decisioni e poi con i responsabili della sanità, con gli epidemiologi che veramente ce la mettono tutta e lavorano 24 ore al giorno; siamo sempre in contatto con la gente, i pazienti, con i medici che all’occorrenza diventano psicologi e anche detective per tracciare i contatti”, ci spiega ancora Kozlevac non mancando di ricordare un altro – e forse il più importante - fattore nella catena che cerca di combattere il coronavirus: “Sono i nostri cittadini, la popolazione istriana che nella stragrande maggioranza rispetta le misure adottate, porta la mascherina negli ambienti chiusi, negli autobus, nei centri commerciali addirittura nelle comunicazioni private quando incontrano un conoscente o un amico”.
Secondo Kozlevac, la grande responsabilità degli istriani e la loro collaborazione nel considerare le norme, hanno permesso lo svolgimento di una stagione turistica che ha dato risultati inizialmente insperabili. “Abbiamo avuto un milione di ospiti, a momenti tra turisti e popolazione locale eravamo in più di 600mila e solo nove o dieci sono stati gli stranieri contagiati”, rileva Kozlevac ricordando che “è stata un’estate particolare, ma tuttavia in Istria si sono organizzate senza grandi problemi alcune manifestazioni importanti come il Festival del Cinema di Pola, la gara automobilistica di Pinguente, la Corsa dell’anello di Barbana; per dire che con la supervisione degli esperti, i provvedimenti adeguati ed il rispetto degli stessi si può funzionare”.
Importante, secondo il capo dell’Unità di crisi regionale, pure gli accordi con la Diocesi di Parenzo-Pola che permettono lo svolgimento regolare delle funzioni religiose. “In queste settimane sono in corso in varie località istriane le cerimonie della Cresima e anche in questo contesto - una volta concordate le misure che prevedono il numero massimo di persone che possono entrare in chiesa, la distanza, l’uso della mascherina – tutto sta procedendo bene”, spiega Kozlevac consapevole dei disagi e delle difficoltà che le famiglie riscontrano in situazioni simili e di restrizione, ma dice “bisogna adattarsi perché non viviamo in tempi normali”.
Naturalmente l’Istria guarda con preoccupazione a quanto sta avvenendo nelle aree contermini sia in quelle della Croazia sia in quelle di Slovenia e Italia. "Siamo consci che sarà difficile mantenere i nostri contagi al livello attuale visto il peggioramento del quadro epidemiologico in tutta Europa e anche nelle zone a noi vicine”, afferma ancora Kozlevac spiegando che l’impegno regionale è quello di rimanere zona verde. “Stiamo monitorando la situazione e siamo in contatto con l’Unità di crisi nazionale che rispetta i suggerimenti che arrivano dai centri conteali perciò nell’avanzare proposte prenderemo in considerazione gli interessi di tutti i nostri cittadini, anche di quelle migliaia di frontalieri che quotidianamente o settimanalmente varcano il confine per lavoro, studio o altre ragioni”, conclude Kozlevac auspicando una battaglia severa e rigorosa che accomuni tutta l’area dell’Istria croata, slovena ed italiana perché – dice - “un nuovo lockdown sarebbe deleterio per tutti”.

Lionella Pausin Acquavita