Foto: MMC/Miloš Ojdanić
Foto: MMC/Miloš Ojdanić

Il Partito dei pensionati è unito ed i suoi deputati appoggiano compatti la mozione di sfiducia contro il governo. Il suo presidente Karl Erjavec rassicura nuovamente i suoi potenziali partner di coalizione e ribadisce che i parlamentari del Desus sono con lui. L’ultima volta che lo aveva fatto ha dovuto incassare il “niet” di Branko Simonovič, che si era rifiutato di firmare la mozione di sfiducia, che avrebbe dovuto consegnare il governo proprio nelle mani di Erjavec. Qualche giorno prima, invece, il partito aveva espulso uno dei suoi 5 deputati, che non voleva lasciare la coalizione di centrodestra. Alla fine, quella mozione è stata ritirata dallo stesso Erjavec, visto che in parlamento, a causa dell’epidemia, non ci sarebbero stati i deputati necessari per fargli avere la poltrona di primo ministro.

A scanso di equivoci questa volta, però, la coalizione di centrosinistra non cercherà di contarsi fin dalla presentazione del documento. La sfiducia verrà presentata con 10 firme e tra di esse - precisa Erjavec- ci saranno anche quelle di qualche deputato del Desus.

Bisognerà vedere se la nuova coalizione riuscirà a trovare in parlamento i 46 voti necessari per defenestrare Janša ed il suo governo. Se la prova non dovesse riuscire ci sono, comunque, nella faretra dell'opposizione altre frecce, visto che in questi giorni sono state promosse ben tre mozioni di sfiducia contro altrettanti ministri. Nel mirino ci sono il ministro del Lavoro Janez Cigler Kralj, quello dell'Istruzione, Simona Kustec e quello della cultura, Vasko Simoniti. Anche in questo caso la quota da raggiungere è 46.

Intanto anche il governo Janša, dopo l'uscita del Desus dal governo, dovrà contarsi. C’è da nominare il nuovo ministro della Sanità, dopo le dimissioni di Tomaž Gantar, mentre dall'esecutivo potrebbe venir cacciato anche il ministro dell'Agricolutura, Jože Podgoršek, eletto in quota Desus, ma rimasto ancora al suo posto. Per farlo Janša, che al momento si trova alla guida di un governo che formalmente è di minoranze, avrà bisogno solo di ottenere la maggioranza semplice dei voti in aula. Quello che si preannuncia è un caldo inverno politico, con sullo sfondo la pandemia, dove destra e sinistra per conservare o per riprendersi il potere - per dirla all'italiana – contano sull'appoggio dei “responsabili”.

Stefano Lusa